Daniele Nahum, consigliere nel Consiglio comunale di Milano e vicepresidente della Sottocommissione Carceri, del Partito Democratico, ha già deciso e se ne sono resi conto tutti. La cannabis deve essere legalizzata, e la strada per tale legalizzazione deve necessariamente partire dal capoluogo lombardo, una volta «da bere», ora da fumare.
È per questo motivo che il 27 giugno ha annunciato per domani 8 e dopodomani 9 luglio gli «Stati Generali della cannabis», che si terranno in presenza nello spazio eventi di via Senato al civico 14, ma pure in streaming e, grazie al supporto della start up Wikipoint, anche nella ricostruzione nel Metaverso di piazza del Duomo. Durante le due giornate non sono previsti discussioni o confronti, ma una vera e propria catechesi pro-cannabis, almeno a giudicare dai relatori e dall’intento programmatico dell’evento: «[…] due giorni di dibattiti, convegni e testimonianze a supporto della legalizzazione della cannabis in Italia». Nahum e altri con lui hanno già deciso, come si diceva.
Una soluzione “svuota-carceri”?
I motivi addotti per tale entusiasmo sono sconcertanti. In primis, il sovraffollamento delle carceri. «Sono 16mila i detenuti nelle nostre carceri per reati connessi alla cannabis», afferma, e «[…] il 30% dei detenuti nelle nostre carceri è dentro per consumo di stupefacenti». Secondo lui, il ragionamento non farebbe una grinza: poiché i detenuti per reati in vario modo connessi alla cannabis sono tanti, troppi, e creano un disturbo a lorsignori, cosa c’è di più facile che depenalizzare i loro reati? Niente peccato, niente peccatore, semplice.
Un enorme giro di denaro
È interessante considerare anche la seconda motivazione che Daniele Nahum e i fautori della legalizzazione adducono con seria convinzione, senza tenere conto evidentemente di quanto è accaduto e accade negli altri Paesi, quelli che già hanno depenalizzato il depenalizzabile. I sostenitori del “liberi tutti”, infatti, sostengono che rendere legali le droghe cosiddette “leggere” sottrarrebbe mercato a alla mafia e alla criminalità organizzata. «Le mafie guadagnano 7 miliardi ogni anno grazie al proibizionismo», affermano, e «noi vogliamo sottrargli questo guadagno e permettere che si sviluppi un sano comparto economico legale che farebbe bene al Paese e che creerebbe dei nuovi imprenditori e sarebbe anche un’ottima opportunità per la nostra agricoltura».
Dunque, è del mercato che si sta parlando. Di denari. Ora tutto si fa più chiaro: si tratta di convenienza economica. Né ci sarebbe da stupirsi, considerato che main sponsor del convegno meneghino è Justmary, principale delivery di cannabis light in Italia, presente anche a Parigi, «[…] che guarda al mercato europeo grazie all’apertura di un crowdfunding sulla piattaforma Mamacrowd», gestita dalla start up Wikipoint di cui sopra.
«Siamo entusiasti di partecipare e supportare un’iniziativa che abbia lo scopo di parlare seriamente di cannabis, sotto tutti i punti di vista, grazie ai pareri e alle testimonianze di autorevoli personalità in diversi campi», dichiara Matteo Moretti, co-fondatore e CEO di Justmary. «Diffondere e supportare la cultura, ognuno in merito al campo in cui opera, riteniamo sia parte fondamentale degli obblighi sociali e morali di ogni impresa. È doveroso ricordare che il gettito fiscale in Italia in caso di legalizzazione è particolarmente elevato, la stima realizzata dal professor Ofria dell’Università di Messina […] indica la cifra di ben 6 miliardi di euro. La nostra realtà è leader in Italia per quanto riguarda il cannabis delivery, siamo presenti in 9 città italiane e nella capitale francese, puntiamo a rafforzare la nostra presenza qui e ad espanderci in Europa».
Le inoppugnabili ragioni del «no», spiegate ancora una volta
È una benedetta fortuna che qualcuno, in questa Milano di follia, regga la barra del buon senso e abbia organizzato un convegno alternativo, in contemporanea, a dimostrazione che in città l’intelligenza non è del tutto sopita. Anche in vista della discussione alla Camera della proposta di legge che va nella direzione della legalizzazione, dunque, il Centro Studi Rosario Livatino e la rete di associazioni Ditelo Sui Tetti propongono una riflessione alternativa, a sostegno delle ragioni del «no», con un convegno che si svolge in concomitanza, con accesso libero, domani, venerdì 8 luglio, con inizio alle 18.15, nella Sala del Gonfalone di Palazzo Lombardia.
«iFamNews» si è occupata in numerose occasioni di questo argomento; i lettori interessati possono trovare di seguito i link a tutti gli articoli pubblicati
Milano canna, il Centro Livatino reagisce
Le droghe “leggere” sono una gigantesca bugia
Basta bugie, dalle canne si passa all’eroina
Sì, dalle canne si passa all’eroina
Droghe leggere e luoghi comuni
Lo psicologo: «Le “droghe leggere” non esistono»
L’ex ministro Sirchia: «Fumare una canna fa male»
Cannabis, solo fumo. Negli occhi
Legalizzazione della cannabis fuori da ogni logica
Legalizzare la droga sconfigge il crimine. Falso, falsissimo
Travolti dal crimine che la droga legale doveva sconfiggere
Paesi Bassi stupefacenti: ci si droga più che altrove
Droga, legalizzarla fa male a tutti
La legalizzazione della cannabis ne aumenta il consumo
Legalizzare la cannabis aumenta la dipendenza
Se la droga è libera, i giovani consumatori aumentano
1 milione 250mila anni di vita umana uccisi dalla droga
La droga non fa male. Basta dire che è solo erba
Referendum droga, il marxismo è l’oppio dei popoli
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