Si avvicina il momento in cui la Corte costituzionale si pronuncerà sull’ammissibilità del referendum impropriamente detto “sulla cannabis”. E parte il fuoco di fila che vede in prima linea il Manifesto, quotidiano comunista.
Anzitutto si sa ben bene come il referendum non riguardi la cannabis e basta, ma autorizzi piuttosto la coltivazione di qualsiasi droga coltivabile.
Poi, come si legge a pagina 14 del quotidiano comunista di oggi, 9 febbraio, «Si tratta di una enorme questione sociale che tocca la vita di milioni di consumatori». Forse che i comunisti si siano confusi con gli aumenti stratosferici delle bollette?
Ancora: «il mercato illegale cresce senza essere scalfito da un’azione repressiva che costa miliardi». Ottimo, il mercato illegale è più che florido dove la droga è legale perché cresce la domanda e l’azione repressiva è sempre in difficoltà.
Si tratta, poi, dice il quotidiano comunista, «di una questione di tutela della salute dei cittadini e delle loro libertà». Salute e libertà che non hanno nulla a che fare con la libertà di drogarsi: la droga fa sempre male e fa perdere la libertà.
Si parla poi di «condotte non lesive nei confronti di alcuno». A parte che i danni al sistema nervoso centrale, specialmente tra i giovani, sono una evidenza scientifica, ma quanta violenza nelle strade è legata all’uso di droga? L’uso di droga è in aumento, e aumentano le violenze e le condotte devianti.
Infine ci si fa grandi delle oltre 600mila firme a sostegno della legalizzazione raccolte «in una sola settimana», ma è una grossa bugia. Le firme valide superano di poco le 500mila necessarie (507.104), e per questo gli “alternativi” debbono ringraziare il governo del regolarissimo Mario Draghi, che ha allungato i tempi della raccolta di un mese, altrimenti nichts.
Sì, il marxismo è l’oppio dei popoli.
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