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Creator: MEHMET ALI OZCAN 
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Copyright: 2024 Anadolu

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Eutanasia. Andrà bene anche un proiettile?

Referendum per la cosiddetta «buona morte»: la raccolta firme è un successo. L’Italia è fatta così

Barbara Santambrogio di Barbara Santambrogio
01/09/2021
in In evidenza, Politica, Vita
169
Reading Time: 5 mins read
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Eutanasia. Andrà bene anche un proiettile?

Image by Tumisu from Pixabay

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Last updated on Settembre 3rd, 2021 at 09:16 am

Giunto infine è settembre, come ogni anno, e ancora non si ferma la campagna di raccolta firme organizzata dal comitato promotore del referendum a favore dell’eutanasia, con in testa i Radicali di Marco Cappato e l’Associazione Luca Coscioni, iniziata in luglio e proseguita per tutta l’estate, nelle grandi città così come nei luoghi di vacanza, e di cui «iFamNews» ha già dato conto più volte.

Si sono espressi a favore maître-à-penser del calibro del solito Fedez e di Roberto Saviano, sulle spiagge o a mezzo social, e tante persone pur brave avranno pensato di far bene ad aderire alla campagna, se è vero che è stata raggiunta la quota di 750mila firme, come affermano i promotori. Ben oltre le 500mila necessarie, insomma.

Anche al di là dell’aspetto etico e morale, però, vi è un’altra faccenda tecnica di cui è bene occuparsi, poiché la questione referendaria pare in questo caso mal posta. Essa infatti mira a cancellare con un colpo di spugna l’articolo 579 del Codice penale, che attiene alla punibilità dell’omicidio di persona consenziente con una reclusione da 6 a 15 anni. Questo è ciò che accadrebbe, cioè, nel caso in cui vincesse il “sì” al referendum (abrogativo, si badi), proposto dal comitato, poiché la decisione popolare in tal caso avrebbe effetto immediato e vincolante.

Rimarrebbe invece intoccato l’articolo 580 del Codice, che riguarda il «suicidio assistito» e la punibilità da 5 a 10 anni di carcere di chi, senza contributo causale, desse supporto, aiuto, assistenza o accompagnamento, anche omissivi, a chi decidesse di uccidersi. Tale articolo è ancora in vigore, infatti, nonostante la sentenza della Corte Costituzionale del 2019 che assolse per l’appunto Marco Cappato, accusato di «suicidio assistito» in relazione al caso di Fabiano Antoniani (1977-2017), alias Dj Fabo.

Nella sentenza citata, occorre aggiungere, la Corte Costituzionale pone quattro condizioni precise, indispensabili affinché il «suicidio assistito» non sia punibile, e cioè che «il soggetto agevolato sia una “persona (a) affetta da una patologia irreversibile e (b) fonte di sofferenze fisiche o psicologiche, che trova assolutamente intollerabili, la quale sia (c) tenuta in vita a mezzo di trattamenti di sostegno vitale, ma resti (d) capace di prendere decisioni libere e consapevoli”». Il Parlamento avrebbe dovuto occuparsi di legiferare compiutamente in proposito, ma per il momento non l’ha fatto, nonostante alcune iniziative siano state intraprese.

Ciò significa che il ministro della Salute (sic) Roberto Speranza può invitare quanto vuole le ASL italiane ad accogliere le “esigenze” di chi aspirasse a porre fine alla propria vita, ma una legge che lo permetta o addirittura lo richieda in realtà ancora (e per fortuna) non esiste.

In Italia, le richieste di referendum quali per esempio quella in atto sono soggette al controllo, dal punto di vista tecnico, dell’Ufficio centrale per il referendum, costituito nell’ambito della Corte di Cassazione (in base alla Legge 352/1970). Successivamente la Corte Costituzionale si preoccupa invece di fornire un secondo giudizio, relativo questa volta all’ammissibilità della richiesta stessa, come disposto dalla Legge costituzionale 1/1953.

Ebbene, non è escluso che la Corte dichiari la non ammissibilità del referendum proposto da Cappato e compagnia cantante proprio a causa della contraddizione fra l’articolo 580 tuttora vigente e l’articolo 579 che sarebbe abrogato in caso di vittoria. Lo conferma ad «iFamNews» il dottor Domenico Airoma, magistrato, che fa parte del Centro Studi Rosario Livatino e che afferma che «il vuoto normativo che verrebbe a crearsi qualora il referendum cancellasse con un tratto di penna l’articolo 579 del Codice penale potrebbe indurre la Corte Costituzionale a dichiararne l’inammissibilità».

Un altro scenario, di segno opposto, che non è possibile escludere a priori è che il comitato promotore del referendum e i Radicali italiani che lo appoggiano siano perfettamente consapevoli di tale falla nella propria proposta, e che se preoccupino poco, pronti a ritirarla dopo avere fatto incetta di firme, che utilizzeranno come arma pesante per esercitare pressioni sul Parlamento affinché, infine, si decida a legiferare e lo faccia nella direzione della ipotetica volontà popolare espressa tramite le firme raccolte nel corso dell’estate.

Qualora ciò accadesse, e qualora il Parlamento accontentasse le istanze dei Radicali di Marco Cappato, continua Airoma, «il nostro Paese si troverebbe ad avere la legislazione pro-eutanasia più spinta in assoluto, più estrema persino di quella dei Paesi Bassi che detengono tuttora il primato, a nostro avviso evidentemente negativo, in questo campo».

E per riprendere invece l’aspetto etico e morale che si è fino a ora taciuto, ciò accadrebbe sfruttando magari il solito copione strappalacrime del singolo “caso pietoso”: non è umano guardare con indifferenza la sofferenza e il dolore di un’altra persona, senza fare nulla per porvi fine. Meglio ammazzarla, se essa è consenziente. A questo punto, che si usi un’iniezione letale o un colpo di pistola, non vi è differenza.

Gli articoli di «iFamNews» sul quesito referendario:

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Tags: EutanasiaHighlightVetrina
Barbara Santambrogio

Barbara Santambrogio

Dopo un percorso lavorativo originale e variegato, nel campo della pubblicità e dell’editoria, ma anche nel mondo enologico, è approdata finalmente a occuparsi di quanto più la appassiona. Oggi scrive (per il web, ma non solo), si occupa di traduzioni e insegna nella scuola primaria. Mamma biologica e adottiva, ama leggere e il running.

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