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Domani ricorre la Festa di santa Lucia, tradizionalmente definito, in rima, «il giorno più corto che ci sia». Questo perché nel calendario giuliano, quando il giorno di Lucia fu inserito nel martirologio, il 13 dicembre marcava il solstizio d’inverno, emblema mistico per i popoli cristiani sussunto nobilmente dalla tradizione cristiana. Il nome Lucia, del resto, viene dal latino lux, intimamente legato al concetto e all’immaginario del solstizio, e tutta la sua storia sta dentro lì.
La Festa di santa Lucia cade nel cuore dell’Avvento ed è una protagonista assoluta di quel rincorrersi fra chiaroscuri che è il tempo che precede il Natale, quando l’autunno trascolora e pure trasecola (cioè “esce dal secolo”, dal mondo e dal mondano) in inverno. Il buio sembra avere infatti la meglio su tutto, la paura dilaga, eppure, come sempre, il momento più oscuro è quello che precede immediatamente l’alba, e qui l’alba è la Natività delle natività, quella del Re dei re.
La profezia
La lunga notte che precede il Natale inizia con l’estote parati del memento mori a cui risponde la consolazione dei santi e poi procede intervallando profezie, ovvero annunci. Anche «profezia» viene dal latino e non significa affatto “prevedere il futuro”. Quella è roba da indovini e da chiromanti, a metà invasati e ciarlatani. Profeta è invece chi dice pro Fatum, oracolo cioè di una Voce più alta, che dice ciò che deve essere e che sarà. Il Fato appunto, quell’insondabile e in effabile latens deitas che persino i culti politeisti ponevano e pongono al vertice di tutto, finendo così in qualche modo per essere monoteisti pure loro.
Nel buio dell’Avvento le profezie accendono improvvisamente le luci nel Giorno di San Nicola, nella Solennità dell’Immacolata Concezione e appunto nella Festa di santa Lucia. E questo è un dono. Come se l’uomo sentisse il bisogno irrefrenabili di ricevere e di dare, quindi di darsi, sempre di donare. Di donare soprattutto luce e quindi bellezza, ovvero speranza e slancio. Le luci dell’Avvento che preparano e che annunciano il Natale troveranno compimento infatti il 25 Dicembre, allorché il calendario trasforma completamente la storia e il buio inizia a diradare stendendosi più in là, lungo giornate che si allungano sempre più. Storia, insomma, di un buio che sembra vincere sempre, ma che invece viene sempre vinto, storia di una profezia che parla con Voce altra e che dice pubblicamente. Una profezia insomma compiuta.
Al tempo dell’imperatore Diocleziano
Il 13 dicembre ricorre il dies natalis di una giovane nata a Siracusa nel 283, Lucia. La sua famiglia era cristiana e nobile, eppure Lucia, rimasta orfana di padre, venne votata in sposa a un pagano, nonostante sin da piccina ella avesse fatto voto di verginità perenne. La madre, Eutychia, emorroissa grave, non riusciva a trovare giovamento in nessuna delle costose cure cui si sottoponeva e fu per questo che, assieme alla figlia Lucia, si recò a pregare sul sepolcro di sant’Agata, martirizzata a Catania nel 251 d.C. Agata apparve in sogno a Lucia e miracolosamente Eutychia guarì. Fu allora che la giovane rivelò alla madre il proprio voto, intendendo donare a Gesù tutta se stessa e tutto il proprio ingente patrimonio. Lucia lo fece così a favore dei poveri e degli infermi, ma quando il promesso sposo venne a saperlo, adirato, la consegnò alle autorità romane denunciandone la fede cristiana. La persecuzione dell’imperatore Diocleziano fece il resto. Si cercò di costringerla al paganesimo minacciando di farne una prostituta. Fu accusata pure di stregoneria e bruciata come megera, ma le fiamme non la presero. La uccisero allora conficcandole un pugnale nella gola, corrente l’anno 304.
Occhi per vedere
Ora, la tradizione dei doni a santa Lucia nasce proprio qui, nel mezzo di quel voto di dedizione totale che alla giovane comportò il martirio. Come la Lucia storica diede tutto ai poveri e a Cristo, così la ricorrenza della santa il 13 dicembre è il momento dei regali, che in molti luoghi sostituiscono quelli di san Nicola, entrambi sostituendo quelli di Gesù Bambino. Perché l’Avvento per intero è storia di doni e di donazioni, di luci che squarciano la notte.
L’iconografia tradizionale rappresenta la giovane martire con un vassoio su cui stanno due bulbi oculari. Spesso si dice che le siano gli occhi che le furono cavati durante il supplizio, ma non è così. Sono un segno e rimandano ad altro, come fanno tutti i simboli. Santa Lucia è la patrona della vista e per questo ostenta gli occhi ed è patrona della vista perché la vista non sarebbe possibile senza di lei, senza il suo nome, senza lux, senza la luce.
Eppure la luce non basta. Ci vuole la realtà da vedere. Se non vi fosse la realtà, oggetto della vista, la luce non si illuminerebbe. Nel buio, infatti, come insegna la fisica che legge la norma del cosmo, la luce non si percepisce a meno che arrivi a toccare un oggetto reale e torni poi indietro a dare la notizia, la buona novella, l’annuncio. È così che noi uomini vediamo: solo perché la luce tocca con mano e grida la realtà di ciò che è reale. La realtà, che è un dono cosmico che ci sovrasta e di cui ci scopriamo devoti. La luce, la realtà e i doni sono tutt’uno, e la Festa del 13 dicembre lo ricorda all’universo ordinato che chiamiamo cosmo.
Nell’immenso Nord
Per questo santa Lucia e i suoi doni si sono mossi lungo la storia degli uomini trasecolando dalla Sicilia profonda all’immenso Nord, freddo, desolato, nevoso e buio, dove imperversa la buriana del buran. Come una speranza che si fa strada, accendendosi, irradiandosi da fiammella a focolare. La devozione a santa Lucia, e la tradizione dei doni, è osservata infatti in tante città e località dell’Italia Settentrionale. E nel Nord del Nord, in Scandinavia, la martire siciliana è diventata una star, una stella polare, di gelo infranto e di riferimento sicuro. Vi sono processioni e candele accese sorrette da angeli, e canti e dolci tradizionali, e lucore ovunque per la santa Lucia del buio Nord. Tutto è profetico. No, non è una festa nazionale: è persino qualcosa di più. Siccome però «la luce splende nelle tenebre, ma le tenebre non l’hanno accolta», da tempo si tenta di spegnere santa Lux. Sfidiamo il buio domani, e riaccendiamola ancora. Fino a che anche uno solo lo farà, le tenebre morderanno il freno.
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