All’inizio della crisi pandemica dovuta al diffondersi del CoVid-19, è emersa in alcuni Paesi la “preoccupazione” che le donne potessero incontrare difficoltà nell’accedere ai servizi essenziali di «salute sessuale e riproduttiva». All’aborto, insomma, come ormai chiunque ha imparato a decifrare.
Nel Regno Unito, in particolare, Galles, Inghilterra e Scozia hanno attivato protocolli specifici di “telemedicina” grazie ai quali le donne che lo desiderassero, previo consulto telefonico o in videochiamata, potessero ottenere direttamente a domicilio la «kill pill» da utilizzare per uccidere il bambino nel grembo materno. Il cosiddetto aborto «DIY», do it yourself, l’aborto fai-da-te.
La misura è stata pensata per il periodo di “emergenza” pandemica, poi via via prorogata e il timore è che essa divenga permanente. A nulla sono valsi gli allarmi della comunità scientifica, che ha evidenziato approfonditamente come l’aborto chimico gestito direttamente a casa dalle donne rappresenti un rischio altissimo per la salute delle madri, nonché la probabilità di abusi e coercizioni.
È ora la volta dell’Irlanda del Nord, dove i segnali sono tutto fuorché confortanti. Infatti, se si è registrata fino a ora una resistenza decisa alla deriva abortista da parte del parlamento di Stormont, che ha ricusato le pretese di quello di Westminster di imporre a Belfast ciò che va di moda a Londra, ciò nonostante in marzo, come «iFamNews» ha riportato, esso «ha approvato una legge che rende reato penale organizzare presidi e veglie di preghiera fuori dalle cliniche che praticano aborti. L’obiettivo di Claire Bailey, deputata e leader del Partito dei Verdi, è criminalizzare chiunque tenti di dissuadere una donna che voglia abortire, offrendo un volantino o anche pregando in silenzio. La multa prevista può arrivare fino a 2.500 sterline (quasi 3mila euro)».
Fino a questo momento l’Irlanda del Nord non ha applicato i protocolli del resto del Regno Unito, per i quali l’aborto chimico a domicilio, come si è visto, è permesso e registra numeri da capogiro, sia in Inghilterra e Galles sia in Scozia.
Di recente però Brandon Lewis, deputato del Partito Conservatore, segretario di Stato nordirlandese, in un discorso nel parlamento londinese durante una discussione riguardante una modifica della legge sull’aborto in Irlanda del Nord, ha dichiarato esplicitamente di essere «[…] consapevole che le normative attuali non consentono [l’aborto attraverso] la telemedicina, ma valuterò questo problema e ho intenzione di agire per sostenere le donne nell’Irlanda del Nord, affinché vi abbiano lo stesso accesso delle donne nel resto del Regno Unito».
La portavoce dell’organizzazione anti-abortista Right To Life UK, Catherine Robinson, ha affermato con chiarezza che «l’aborto fai-da-te è stato un disastro ovunque sia stato introdotto. Esso facilita la coercizione e l’abuso ed è pericoloso per la salute delle donne assumere farmaci pesanti, senza una visita medica preventiva effettuata di persona».
Inoltre, ha aggiunto la Robinson, «il governo ha forzato l’introduzione dell’aborto nell’Irlanda del Nord, contro la volontà della popolazione nordirlandese, che per la maggior parte non sostiene le leggi attuali sull’aborto. Ora, per aggiungere al danno la beffa, Brandon Lewis ha affermato che intende peggiorare ulteriormente la situazione, imponendo l’aborto fai-da-te» nel Paese.
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