Last updated on marzo 30th, 2021 at 10:29 am
Come volevasi dimostrare. Anche Oltremanica la diffusione dei protocolli CoViD-19 ha determinato un boom degli aborti. A certificarlo è il ministero britannico della Salute, riferendo dati dell’aprile 2020 in Inghilterra e in Galles.
Ora, in quel mese è stato per prima volta consentito alle donne di effettuare l’aborto chimico a casa, senza passare per il controllo medico. Risultato: con l’obiettivo di contenere i morti per coronavirus, si è determinato l’exploit dei bambini uccisi prima della nascita.
Per l’esattezza, il numero di aborti nell’aprile 2020 è stato pari a 20.546 contro i 16.006 nello stesso mese dell’anno precedente. Un aumento del 30% su cui sarebbe imperdonabile non riflettere.
C’è comunque da prendere in considerazione un ulteriore fattore, indipendente dai protocolli sanitari. Molte associazioni di volontariato affermano che la scelta di abortire da parte di molte donne sarebbe dovuta anche alla paura di non potere e sapere mantenere un figlio in tempo di crisi economica.
Come se non bastasse, un portavoce del British Pregnancy Advisory Service – un ente che viene candidamente definito charity, ma che statutariamente aiuta e diffonde l’aborto – ha dichiarato che sono in «aumento significativo» le richieste di aborto da parte di donne già madri. Circa un terzo delle donne che hanno abortito in Inghilterra e in Galles tra aprile e giugno 2020 avevano cioè già figli: nello stesso trimestre dell’anno precedente erano poco più della metà.
Questo conferma come la crisi economica e morale abbia travolto in particolare le famiglie. La didattica a distanza dei figli e la totale incertezza lavorativa allontanano le donne britanniche dal desiderio di una nuova maternità.
Il vero punto nevralgico di questo scenario, però, è un altro. I protocolli vigenti dall’inizio dello scorso anno permettono di praticare l’aborto chimico a casa, per mezzo di farmaci prescritti dal medico telefonicamente o in videochiamata. La possibilità di abortire a domicilio, spinta con la scusa dell’emergenza CoViD-19, permarrà probabilmente per tutto il tempo della pandemia e alla fine i suoi danni saranno mastodontici. E c’è ancora di più: il ministero britannico della Salute sta valutando una consultazione pubblica per rendere questa misura definitiva. Come dire, sarà pure colpa del CoViD-19, ma non lasciamoci sfuggire la grande possibilità offerta dal CoViD-19.
L’unico dato molto, molto relativamente confortante è che, a eccezione di aprile, nei restanti mesi del 2020 il numero degli aborti si è mantenuto sostanzialmente stabile. Se si prende in considerazione il primo quadrimestre dello scorso anno, si registrano 109.836 interruzioni di gravidanza, contro le 105.540 dei primi quattro mesi del 2019. A gennaio 2020 (quindi alla vigilia della pandemia), l’aumento era stato del 7% rispetto all’anno prima, mentre a marzo 2020, l’aumento è stato del 2%.
In maggio e in giugno si è persino riscontrata un’inversione di tendenza: a maggio 2020, sono stati praticati 17.125 aborti (-6% rispetto al 2019), mentre a giugno hanno abortito 15.797 donne (-7% rispetto all’anno prima).
Analizzando ancor più nel dettaglio i dati, emerge che l’86% degli aborti è stato effettuato entro le prime dieci settimane di gravidanza e il 50% entro le prime sette settimane.
L’82% degli aborti, infine, è stato praticato mediante l’assunzione di mifepristone o altre pillole, quindi senza alcun ricovero ospedaliero.
Il clima di panico provocato dagli sconvolgimenti della pandemia è sicuramente un detonatore formidabile per la natalità a livello generale. Il solo fatto che, trascorsa la prima ondata, gli aborti siano addirittura diminuiti, ne è la conferma. Sono fattori su cui si può e quindi si deve intervenire. Fare però l’esatto opposto, promuovendo e diffondendo l’aborto chimico – com’è avvenuto nel Regno Unito, in Italia e in altri Paesi – significa nascondere la polvere sotto il tappeto. Morale della favola: si banalizza il dramma, anestetizzando le coscienze. E, tanto per cambiare, si scambia la soluzione (il rilancio demografico) per il problema.
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