Last updated on Ottobre 8th, 2021 at 01:52 pm
Aggiornamento di venerdì 10 settembre 2021 – Quanto paventato è stato fatto. Il ministero della Giustizia degli Stati Uniti d’America fa causa allo Stato del Texas che difende la vita onde reiterare e reimporre la «cultura di morte». Tutti i ragionamenti fatti in precedenza, e leggibili di seguito, non solo restano validi, ma davvero intimoriscono.
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Il ministro della Giustizia degli Stati Uniti d’America, Merrick Garland (quello che il presidente Barack Obama voleva nominare alla Corte Suprema federale), sta pensando di denunciare lo Stato del Texas per la luminosa legge salva vita, il «Senate Bill 8» (S.B. 8), che il Lone Star State ha varato il 1° settembre, con il via libera della suprema magistratura giuridica del Paese, ma che un giudice oscurantista ha già bloccato.
Ne ha dato notizia per primo The Wall Street Journal ieri, giovedì 9 settembre, e Politico.com ha confermato a stretto giro. Il ministro Garland muove da questa logica: la legge del Texas interferisce con gli interessi del governo federale.
La legge texana vieta l’aborto nel momento in cui è avvertibile il battito cardiaco del bambino nel ventre della propria mamma, cosa che di norma accade attorno alla sesta settimana di vita del piccolo. La SB8 consente di fare causa a chi esegua un aborto o chi vi contribuisca, attribuendo ai cittadini texani un potere diretto che viene sottratto così ai funzionari del governo dello Stato e agli amministratori locali. Insomma, una gran bella misura di empowerment vero dei cittadini che manderebbe in sollucchero il dio della democrazia, ma non Garland e la Casa Bianca di Joe Biden e Kamala Harris.
È infatti proprio questo che l’Amministrazione in carica non tollera: il vedersi sottratte il potere di morte sui propri cittadini non ancora nati, che passando nelle mani dei cittadini e delle famiglie si trasforma in scelta per la vita.
Ma questo è il capovolgimento totale dell’architettura costituzionale statunitense, dove il potere passa dai cittadini al governo federale, e non viceversa, secondo una piramide che sussidiariamente attraversa tutti i diversi livelli di amministrazione locale.
La Costituzione statunitense inizia con le parole proverbiali «We the People», «Noi, il popolo», ma anche «Noi, le persone»: sono i cittadini i detentori del potere politico, che scelgono se e come delegarne porzioni ai diversi gradini della piramide fino al governo federale. A garantirne inamovibilmente le prerogative e la sovranità c’è il Bill of Rights, la «Carta dei diritti», che è parte integrante della legge fondamentale del Paese. Il governo degli Stati Uniti dipende dai cittadini e non il contrario.
Dire dunque che una legge varata in maniera regolare e democratica da uno Stato dell’Unione violi gli interessi federali, quando è proprio la legge varata dai texani a garantire gli interessi dei cittadini contro le intrusioni del governo federale, è un’idea prettamente antiamericana. Che un ministro ex giudice si appresti a farlo è cosa di una violenza inaudita.
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