Last updated on Agosto 4th, 2022 at 04:32 pm
Pochi giorni fa, a Cuba, il parlamento ha reso nota la data del referendum indetto per ottenere il consenso della popolazione dell’isola al nuovo Codice della famiglia promosso dal governo del presidente Miguel Díaz-Canel. Annunciato all’inizio dell’anno, preceduto a partire dal 1° febbraio da consultazioni popolari che hanno sollevato polemiche numerose e numerosi dubbi, il referendum si terrà infine il 25 settembre.
L’intento è quello di raccogliere l’approvazione generale rispetto alla riforma proposta dal governo, per aggiornare la normativa attuale a proposito di matrimonio, divorzio, rapporti patrimoniali fra coniugi, adozioni e altre norme relative alla famiglia, che risalgono al 1975.
Il testo della riforma costituirebbe «[…] un codice che tiene conto dei diritti che dovrebbero avere tutti i tipi di famiglia nel Paese», ha affermato il presidente Díaz-Canel, «[…] un codice inclusivo, un codice moderno, un codice umanista». Esso «legalizzerebbe il matrimonio tra persone dello stesso sesso e le unioni civili, consentirebbe a tali coppie di adottare bambini, aumentare i diritti delle donne e promuovere un’equa condivisione delle responsabilità domestiche. Aggiunge inoltre alcune novità, come gli accordi prematrimoniali e la gravidanza assistita».
Come «iFamNews» ha già avuto di osservare, «le femministe si sono dichiarate contrarie, lamentando il fatto che la nuova normativa non classifichi come un crimine il femminicidio, inteso come l’uccisione di donne e ragazze in ragione del loro sesso. Anche gli attivisti LGBT+ non sono entusiasti della proposta, che giudicano un gesto timido e tardivo, nel tentativo di mascherare il passato “omofobo” di Cuba. Si oppone anche la Chiesa Cattolica, che respinge gli articoli del disegno di legge che in nome della consueta ideologia gender permetterebbero alle coppie dello stesso sesso di “sposarsi” e di adottare bambini».
Pure le consultazioni popolari della primavera, accompagnate da una operazione massiccia di indottrinamento per convincere i votanti della bontà dell’azione del governo, avevano evidenziato lo scarso entusiasmo dei cubani per le novità in arrivo, eppure ora, all’avvicinarsi della data del referendum vero e proprio, i media affermano che secondo gli organizzatori il 62% dei cittadini sarebbe favorevole all’iniziativa governativa. Iniziativa calata paternalisticamente dall’alto, nonostante le affermazioni contrarie roboanti. «La decisione finale sarà lasciata nelle mani del popolo», ha detto il segretario dell’Assemblea nazionale, che ha poi aggiunto: «siamo convinti che a tempo debito la maggioranza del popolo cubano appoggerà questo codice rivoluzionario, inclusivo e democratico».
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