Dall’inizio di maggio, e dalla diffusione della bozza della sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti d’America sul caso «Dobbs v. Jackson Women’s Health Organization», resa pubblica poi il 24 giugno, gli ambienti liberal sono andati nel panico e le femministe si sono indignate, esprimendo il proprio malcontento con proteste, attacchi ai centri di gravidanza in crisi, raduni davanti alle case dei giudici del massimo tribunale del Paese e persino un tentativo di assassinare il giudice Brett Kavanaugh.
Anche i media serbi si sono occupati parecchio della questione, diffondendo per lo più falsità o mezze verità. In particolare non è vero che con l’annullamento della sentenza nel caso del 1973 «Roe vs. Wade» il “diritto all’aborto” venga abolito. Torna invece alla giurisdizione dei singoli Stati dell’Unione: 22 di essi probabilmente introdurranno restrizioni all’aborto e 24 manterranno leggi più aperte (di questi, cinque hanno già adottato leggi estremamente aperturiste). Spaventare l’opinione pubblica con il «terrore di una minoranza religiosa fanatica e di uomini privilegiati», come si avuto modo di leggere sulla stampa, è ridicolo e malevolo, soprattutto dal momento che a suo tempo sette dei nove giudici, allora tutti bianchi, della Corte Suprema hanno votato per legalizzare l’aborto, mentre oggi è stata emessa una decisione diversa da parte di una Corte in cui vi sono anche due donne (una portoricana e una bianca) e un afroamericano. Terrorismo di “suprematisti bianchi” e degli “uomini privilegiati”?
I media sono veloci a riprodurre falsità, come già fu per esempio per le false accuse mosse sul giudice Kavanaugh, assolto da ogni illazione circa presunti abusi sessuali a danno di compagne di college, del tutto non provate e basate solo sulle dichiarazioni delle presunte vittime, una delle quali ha peraltro poi ammesso di avere dichiarato il falso dicendo di essere stata violentata da lui.
Dopo di che, la manipolazione investe i dati dell’opinione pubblica. Contrariamente alle affermazioni riportate dalla stampa (per esempio che il 58% delle persone è favorevole al “diritto all’aborto” e solo il 28% contro), un sondaggio della Gallup mostra come quasi la metà delle donne statunitensi sostenga il diritto alla vita; un altro sondaggio ha rivelato che sei americani su dieci sono favorevoli a limitare l’aborto al primo trimestre. Secondo il Pew Research Center, solo il 19% degli statunitensi vuole accesso illimitato all’aborto fino alla nascita, senza eccezioni o restrizioni. Se metà dell’opinione pubblica americana è a favore dell’aborto e l’altra metà è a favore del diritto alla vita, non si può allora parlare di «terrore di una minoranza religiosa fanatica», né si può dire che «la maggioranza della Corte è ancora composta da una minoranza americana». Solo perché qualcuno è animato da una visione diversa di una certa questione non significa che sia un bigotto, per non parlare dell’etichetta “religiosa”. In che modo sono religiose organizzazioni come le Feminists for Life, la Pro-Life Alliance of Gays and Lesbians, i Secular Pro-Life, e così via?
Che l’annullamento della sentenza «Roe vs. Wade» riporti «gli Stati Uniti indietro di mezzo secolo» può essere detto solo da chi ha per obiettivo il panico e l’intimidazione. Invertendo la decisione sull’aborto, gli Stati Uniti stanno in realtà compiendo un passo avanti, in linea con le conquiste scientifiche più recenti. La sentenza «Roe vs. Wade» è precedente l’uso diffuso degli ultrasuoni e l’immenso sviluppo della fetologia, e pure della psicologia prenatale e perinatale. Le nuove conoscenze scientifiche sullo sviluppo psicofisico del feto confermano inequivocabilmente che si tratti di una persona e non di una “parte del corpo della madre”. Rovesciare la sentenza «Roe vs. Wade» significa riparare a un errore storico e a un’ingiustizia, nei confronti sia dei bambini perduti sia delle loro madri.
Troppe donne affermano di non essere state sufficientemente informate sull’aborto e che non lo avrebbero scelto se avessero saputo cosa davvero comporta. Le donne hanno il diritto di essere informate su tutti gli aspetti di qualsiasi procedura proposta loro, affinchè possano prendere la decisione migliore per se stesse. Nascondendo la verità sull’aborto e disumanizzando i bambini non nati, di compie un’ingiustizia verso le donne per i diritti delle quali diciamo invece di batterci.
I media sostengono che chi è a favore del il diritto alla vita «vuole soltanto che i bambini nascano» senza preoccuparsi di loro dopo, ma è una menzogna vera e propria. Sono piuttosto i fautori dell’aborto a dimostrare quanto sul serio tengano alle donne quando, per protestare contro la decisione della Corte Suprema, negli ultimi 46 giorni hanno vandalizzato, distrutto e dato alle fiamme ben 52 centri di crisi per le donne gravide, quelle strutture, cioè, dove le donne incinte possono sottoporsi a esami e a ecografie gratuite, dove viene distribuito materiale per neonati, si offrono referenze ospedaliere e anche tipi di aiuto più a lungo termine quali l’istruzione e l’assistenza al lavoro.
I bambini neri vengono abortiti a un tasso quasi cinque volte superiore a quello dei bambini bianchi. Dietro il sostegno all’aborto facile per le donne povere di colore ci sono infatti l’eugenetica e il razzismo che risalgono alla fondatrice della Planned Parenthood, Margaret Sanger. E dietro la posizione secondo cui l’aborto è necessario per le donne c’è quell’atteggiamento misogino secondo cui le donne non sono in grado di finire gli studi, di farsi una carriera e di condurre una vita appagante se al contempo danno alla luce un bambino. Il femminismo vero sa che le donne sono invece capaci, intelligenti e forti abbastanza per fare tutte queste cose e avere al contempo un bambino, e il compito della società è aiutarle in questo.
Purtroppo l’approccio unilaterale dei media serbi fa sì che i lettori non siano affatto informati sulla moltitudine di organizzazioni a favore della vita che esistono negli Stati Uniti e che da decenni aiutano le donne in gravidanza che si trovino in crisi e che nelle ultime settimane si stanno preparando ancora più intensamente per fronteggiare la situazione. Quei pro-lifer sanno che il loro lavoro non finisce certo qui, che è solo all’inizio e assicurano di intensificare gli sforzi per continuare ad aiutare donne, i bambini e le famiglie. L’aborto non scomparirà ora, ma almeno moriranno molti meno bambini nel grembo delle proprie mamme, e sta a noi costruire una società in cui ogni bambino sia il benvenuto.
Commenti su questo articolo