Last updated on Agosto 24th, 2021 at 02:45 pm
Sabato ¡Hasta la victoria siempre, Cuba!, due soli giorni dopo, ieri, No PASarán e in origine persino il direttore che si proclama femminista, seguito a ruota dall’intera redazione. Decisamente «iFamNews» è diventato di sinistra, concluderebbe l’oramai noto nostro inventore di Richmond, nel Surrey inglese, se quella sua formidabile macchina del tempo, dopo averlo portato nell’Italia dell’on. Mattia Pieri e nell’Italia dove l’on. Epifanio Fascina calò l’atout, lo catapultasse nell’Italia di oggi.
Ma, riparasse in una biblioteca a libri e aria condizionata per sfuggire alla canicola estiva, quell’inventore fuori zona si renderebbe presto conto del perché dalle italiche piazze sorge ora all’unisono il grido “aridàtece i comunisti di una volta”. I comunisti italiani Karl Marx e moschetto, cioè, non i capelloni “neo” tutti canne e rock’n’roll; quelli che vanno ancora a Lenin ed energia elettrica, non i “post” che vanno a pasticche e pillola; la tradizione italiana del sindaco Peppone e dei ravioli che si mangiavano dal Battiglia, insomma, non i giovani di oggi, che piaceranno anche a don Chichì, ma che al Partito non sono mai andati né su né giù.
Quei comunisti erano infatti uomini che sbagliavano tutto in filosofia e in politica, in economia e in amministrazione, ma che sapevano distinguere il bene dal male. Spesso – «…è la politica, Signore…» avrebbe detto don Camillo al Crocefisso parlante di Brescello – li mescolavano, o li invertivano, ma era per gioco: il gioco – crudele e mortale, sì, costato al mondo 100 milioni di esseri umani – in cui l’uomo, credendo di raddrizzare le linee storte semplicemente con la coerenza, trasforma l’errore personale in quella struttura marcia e bugiarda che si chiama ideologia, mera fake news rivestita a festa, la quale, se prende il potere, diventa ideocrazia. Insomma, sapevano bene quando una cosa è giusta e quando è sbagliata, ma, per tornaconto ideologico e ideocratico, le invertivano alla bisogna.
Dopo di loro sono venuti invece gli altri, intrisi di beat e psicoqualsiasicosa, di demoni dostoevskijani mai presi per le corna o revenant blakeani riesumati, di Re lucertola e fiori del male, di Alfred Kinsey e rebis transumani, che spezzarono il continuum spaziotemporale fra le generazioni, mirando diritti alle murate del veliero Civiltà. In biblioteca al fresco, l’inventore inglese ebbe un sobbalzo; cominciava a comprendere. Non è che per quei tipi nuovi il male avesse preso il posto del bene, niente affatto; fu che, per un anti-gioco alchemico, si prese a dire che bene e male fossero lo yin e lo yang di un nastro di Möbius.
Fu allora, apprese l’inventore di Richmond, che le valvole di sicurezza saltarono, riversando dai tetti il fiele che travolse le casalinghe di Voghera, ma che s’infranse sugli scogli rimasti solidi. Fra questi ce n’erano di tinti di minio, capaci, nonostante tutto (e in questo tutto sono compresi la pressione psicologica, l’aria che tira e la popolarità che ammicca), di distinguere a vista, prima ancora di cedere alle tentazioni dell’hegelismo 2.0 (non più è reale ciò che la mia ragione pone, ma ciò che il mio desiderio impone), il bene dal male, il giusto dallo sbagliato.
Si chiamano femministe, si chiamano Stefano Fassina convinto proprio dalle femministe, si chiamano compagno Marco Rizzo e si chiamano “comandante” Mario Capanna. Tutti ariciconvinti che il «ddl Zan» non difenda alcuno, non aiuti nessuno, non tuteli diritti, non garantisca libertà, ma invece imbavagli tutti e ciascuno coloro che abbiano la ventura di non trovarsi in linea con la voce del padrone, e che pertanto, pur sapendo di schierarsi oggettivamente al fianco di quelle che, cupamente, sibilando la «s» o arrotando la «r», chiamano «le Destre», lo fanno perché l’uomo viene prima di qualunque struttura. E fu in quel preciso istante che l’inventore di Richmond, nel Surrey inglese, si rese conto che «iFamNews» non era affatto diventato comunista, bensì che l’evidenza, e la bellezza, della realtà trova sempre il modo di venire a galla, sfuggendo persino al controllo di Napoleone e alla propaganda di Clarinetto.
Image source: Mario Capanna, photo by Alberto Macaluso from Flickr, licensed by CC BY-SA 2.0
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