Last updated on Luglio 29th, 2021 at 02:25 am
L’inventore di Richmond, nel Surrey inglese, riprese sonno. Immancabilmente tornò a sognare quel suo chiodo fisso, la macchina del tempo. Il sogno è una chimera: un monstrum inesistente fatto di pezzi esistenti che l’inconscio incolla a capocchia. Resettò il calendario di quella sua macchina formidabile, spinse ancora la leva e subito venne catapultato nelle Sunderbunds del Senato italiano. Aveva puntato il medesimo giorno, 13 luglio 2021, persino la medesima ora, ma questa volta il collage di Morfeo aveva assemblato ugualmente pezzi diversi e diversamente pezzi uguali.
Per quanto lo si cercasse, il giovane col giubbotto vintage del sogno precedente, Mattia Pieri, prima leader di Italia Diva e poi premier, non si vedeva. Ora c’era l’on. Epifanio Fascina, di Viveri e Abituali.
Il «ddl Pan», cioè la legge Misure di prevenzione e contrasto della discriminazione e della violenza per motivi fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sulla disabilità», proposta dall’on. Bernardo Pan, del Partito della democrazia, teneva banco, alle battute finali. Ma inaspettatamente l’on. Fascina aveva appena fatto saltare il tavolo, schierandosi con gli oppositori della proposta, laddove invece la parte politica cui egli apparteneva sosteneva il «ddl Pan». Fu lì che, invece dei “io non sono pieriano, però…”, iniziarono gli “io non sono fasciniano, però…”, sbagliando completamente il tiro.
Il punto che sfuggiva ai più era in verità semplice. L’on. Fascina stava facendo un grande servizio alla verità delle cose perché apriva sinceramente quegli occhi che altri suoi sodali mantenevano al contrario stretti stretti, ma soprattutto tirava una bordata micidiale al di sotto della linea di galleggiamento della nave che aveva imbarcato i sostenitori del «testo unico Pan». Questi, infatti, avevano per mesi e mesi provato a buttarla in caciara, cioè in politica, accusando gli avversari del «ddl Pan» di calcolo elettorale e di appiattimento, a mo’ di zerbino, sulle posizioni dell’On. Mattia Salvietti e dell’on. Sergia Melani, con il corollario di dire che a questi ultimi in realtà non importava nulla della questione in sé bensì soltanto del lucro di consensi.
L’on. Fascina, infatti, dipanava l’arcano, mostrando come il «ddl Pan» fosse irricevibile per sua propria natura, la Destra e la Sinistra non c’entrassero, il buonsenso e la libertà vincessero. I cronisti dissero che l’on. Fascina non si rese conto del quarantotto che creò, ma fu per questo che alcuni giornali, per esempio «iFamNews», ne raccolsero sine glossa il pensiero, pur non concordando con esso in diversi punti essenziali: primo, perché amanti della libertà; secondo, perché estimatori del confronto (e anche dello scontro, quando necessario) in un mondo invece parolaio che dice ma che non fa; terzo, perché se anche da posizioni inconciliabili si giunge ad affossare quel «ddl Pan» che farebbe male agli italiani, omosessuali ed eterosessuali, come molti omosessuali hanno riconosciuto, caspita! riverbera potente la verità delle cose.
L’inventore inglese si svegliò ancora. Ancora una volta era concitato. Gli era parso così reale, quel secondo sogno. Riprese fiato, si guardò attorno e lentamente allora un sorriso cominciò a crescergli sulle labbra. Timido prima, poi sempre più pieno, intenso, rotondo. Sì, stavolta, una volta tanto, aveva sognato la realtà.
Qui l’on. Stefano Fassina spiega ad «iFamNews» come e perché è contro il «ddl Zan»
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