Last updated on Luglio 29th, 2021 at 02:23 am
Il tema «vero» del Rapporto Matić è porre la donna «nelle condizioni di scelta, ma anche di sicurezza». Il resto sarebbero «strumentalizzazioni che è bene mettere da parte». Il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli, come riporta Aci Stampa, avrebbe descritto con queste parole la risoluzione approvata a Bruxelles la scorsa settimana a Papa Francesco, dal quale è stato in udienza sabato scorso.
«Profonda preoccupazione» dei vescovi
Più che della spiegazione di Sassoli, è bene ritenere che il Pontefice si fidi delle preoccupazioni espresse da padre Manuel Barrios Prieto, segretario generale della Commissione degli episcopati UE (COMECE). Il religioso, a margine del voto favorevole al Rapporto Matić, ha commentato: «Il problema è inserire il diritto all’aborto, considerato nel documento quasi come un diritto fondamentale. Crediamo che questo sia un grosso errore». E nei giorni prima del voto, la COMECE aveva presentato un documento per manifestare la «profonda preoccupazione» dell’episcopato europeo.
La risoluzione alternativa
Ci sono poi altri aspetti divisivi del Rapporto Matić: non solo la definizione dell’aborto come di un «diritto», ma anche – come ha spiegato ad «iFamNews» Margarita de la Pisa, eurodeputata spagnola di VOX (del gruppo Conservatori e Riformisti, ECR) – il tentativo di violare l’obiezione di coscienza del personale sanitario e l’introduzione dell’ideologia gender. La de la Pisa è stata prima firmataria di una risoluzione alternativa bocciata dall’Aula. Nel suo testo, la parlamentare spagnola, tra le altre cose, evidenziava che il Rapporto Matić non ha alcun valore giuridico o formale e affronta temi, quali aborto ed educazione sessuale, che sono di competenza legislativa degli Stati membri.
«La battaglia continua»
Inoltre, come sottolineano in una nota il capodelegazione di Fratelli d’Italia al Parlamento europeo, Carlo Fidanza, e il co-presidente del gruppo Conservatori e Riformisti (ECR), Raffaele Fitto, la risoluzione alternativa chiedeva «di garantire la difesa della vita, a partire dal concepimento, l’integrità psico-fisica delle donne, e il loro sostegno socio-economico durante e dopo la gravidanza». Secondo Fidanza e Fitto, «nonostante i continui tentativi dell’Unione europea di ingerire in queste materie, noi non cediamo e continueremo a batterci per i nostri valori e per la libertà dei popoli e dei cittadini».
Popolari spaccati
Ma, oltre agli eurodeputati del gruppo ECR, quanti altri vorranno radunarsi in questa ideale barricata a difesa dei princìpi non negoziabili in Europa? Occorre dare uno sguardo alla geografia dei voti al Rapporto Matić per poter fare una previsione in tal senso. Oltre alle Sinistre, ai Liberali e ai Verdi, si registra il voto favorevole di 36 esponenti del Partito Popolare (tra cui l’italiana Isabella Adinolfi, confluita in Forza Italia dal Movimento 5 Stelle) e di una esponente di Identità e Democrazia (la leghista Anna Cinzia Bonfrisco, che pure in altre circostanze ha dimostrato di avere a cuore temi come la vita e la famiglia). Inoltre fa riflettere, come segnala Iona Institute, che tutti gli eurodeputati irlandesi abbiano votato favorevolmente al Rapporto Matić. Mons. Kevin Doran, vescovo di Elphin, ha definito la circostanza «molto deludente». Eppure ampiamente prevedibile.
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