La scorsa settimana i parlamentari repubblicani americani hanno presentato al Congresso una risoluzione per istituire una “Carta dei diritti dei genitori“, che intende rafforzare i diritti dei genitori nel sistema educativo pubblico con una nuova serie di standard federali che le scuole dovranno rispettare. La risoluzione, che ha 73 co-sponsor repubblicani, renderebbe i genitori parte attiva nell’educazione dei loro figli. Secondo la promotrice dell’iniziativa, la deputata Julia Letlow, R-Louisiana, la risoluzione si basa su cinque principi fondamentali: i genitori devono avere il diritto di sapere cosa viene insegnato ai loro figli, di essere ascoltati, di vedere il bilancio e le spese della scuola, di proteggere la privacy dei loro figli e di tenerli al sicuro.
Il presidente del Congresso Kevin McCarthy, R-California, ha tenuto una conferenza stampa giovedì con legislatori, genitori e bambini per promuovere e sostenere la risoluzione, dicendo che proprio l’apprendimento a distanza durante la pandemia COVID-19 ha contribuito a far luce sui problemi del sistema educativo pubblico statale e sulle difficoltà che i genitori devono affrontare quando cercano di far sentire la propria voce. Molti dei cambiamenti previsti nella Risoluzione mirano a rendere le informazioni più accessibili ai genitori, per questo si richiede ai distretti scolastici di pubblicare pubblicamente le informazioni sui programmi scolastici e si obbliga le scuole a fornire ai genitori un elenco dei libri e di altri materiali di lettura presenti nella biblioteca scolastica. Gli Stati dovrebbero rendere pubbliche tutte le revisioni degli standard accademici o dei parametri di apprendimento e le scuole dovrebbero informare tempestivamente i genitori in caso di eliminazione dei programmi per talenti. La risoluzione richiederebbe inoltre la divulgazione dei bilanci dei distretti scolastici e di ogni scuola, che comprende entrate e uscite. La risoluzione rafforzerebbe il diritto dei genitori di dare il proprio contributo alla gestione del sistema scolastico pubblico. Creerebbe nuovi requisiti federali per consentire ai consigli scolastici di rivolgersi ai genitori. Inoltre, richiederebbe agli insegnanti di offrire ai genitori almeno due incontri di persona all’anno.
Negli Stati Uniti c’è un grande ritorno verso la libertà di scelta scolastica e già nel 2023 gli Stati stanno correndo per rendere questa libertà ancor più rispettata per i genitori che, lo ricordiamo, hanno il loro diritto alla libertà di scelta educativa tutelato da diverse dichiarazioni e convenzioni internazionali. Il progresso nel rispetto della scelta scolastica negli ultimi 30 anni assomiglia a una funzione esponenziale. Nel corso della storia della scelta scolastica, le espansioni sono avvenute attraverso cambiamenti politici lenti e incrementali che hanno suscitato poca attenzione a livello nazionale e hanno ampliato le opzioni educative a piccoli gruppi di studenti. Inoltre, sono state prevalentemente accessibili alle famiglie a basso reddito e agli studenti con particolari esigenze di apprendimento. Sulla spinta dell’indignazione dei genitori indotta dal COVID-19, 24 Stati si sono mobilitati per creare, espandere o migliorare i programmi di scelta scolastica e a dieci di essi dobbiamo prestare particolare attenzione perché le possibili novità legislative potranno essere molto interessanti anche per moltissimi paesi europei e dell’America latina.
Troppo spesso nella scuola pubblica statale insegnanti e dirigenti introducono ed indottrinano i bambini a dottrine ed ideologie contrarie alla morale religiosa (Lgbti) e contrarie ad ogni minimo buon senso storico e di competenze (cultura woke) . La libertà di scelta educativa, che IOF difende, sostiene e diffonde da sempre, è un diritto fondamentale dei genitori ma, permettetemi, è anche una salutare rafforzamento di quella sana competizione e diversità che può far fiorire la società e lo Stato stesso. A meno che non si voglia imporre e tornare alla società sovietica, gramsciana e totalitaria del secolo scorso…
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