È un lento stillicidio. L’ultima rilevazione dell’ISTAT non smentisce quanto va ormai affermandosi da qualche anno: l’andamento demografico in Italia continua a essere negativo. Al 31 dicembre scorso la popolazione residente era inferiore di circa 253mila unità rispetto all’inizio dell’anno, e nei due anni di pandemia il calo di popolazione è stato di circa 616mila persone. Ancora troppe culle vuote, anche se negli ultimi mesi dell’anno si è registrato un sensibile incremento di nascite. Ma il tema è presente nel PNRR?
Record negativo
Il tema è stato al centro del convegno «Una nuova visione demografica per il futuro dell’Europa», che si è tenuto lunedì scorso nella sede romana del Parlamento europeo su iniziativa del gruppo ECR-Fratelli d’Italia. È intervenuto anche il presidente dell’ISTAT, Gian Carlo Blangiardo, il quale ha spiegato che lo scorso anno è stata superata in negativo la soglia psicologica dei 400mila nati: i fiocchi azzurri o rosa, infatti, sono stati 399.431, l’1,3% in meno rispetto al 2020 e ben il 31% in meno rispetto al 2008.
Il falso mito degli immigrati
Il saldo demografico negativo verrà sopperito dagli immigrati? «Neanche per idea», risponde Blangiardo. «Il numero di figli per donna degli stranieri è più alto di quello degli italiani, ma è comunque inferiore al ricambio generazionale». Del resto, ha aggiunto, «anche loro hanno capito» che nelle condizioni in cui si trova l’Italia è difficile mettere su famiglia, «e non hanno neanche i nonni» a cui chiedere sostegno.
Cosa manca nel PNRR
Cosa fare? Secondo Blangiardo, «l’assegno unico va nella direzione giusta nell’affermare il concetto che dobbiamo investire sul capitale umano», ma, ha aggiunto, «bisogna anche riconoscere che nel PNRR si è dato molto spazio al digitale e all’ambiente, mentre sembra che ci si sia dimenticati della grande sfida demografica». La grave assenza di politiche familiari nel Piano nazionale di ripresa e resilienza è stato sottolineato anche da Isabella Rauti nel corso del suo intervento.
Giovani verso l’estinzione
Per altro, come ha rilevato Alfredo Caltabiano, membro dell’Associazione nazionale famiglie numerose (ANFN) e presidente del Forum delle associazioni familiari dell’Emilia-Romagna, «la digitalizzazione e le innovazioni tecnologiche le fanno i giovani, i famosi “nativi digitali”». Eppure, ha proseguito mostrando dei grafici, nel 2050 rischiamo di avere un netto calo della popolazione tra i 20 e i 39 anni, la parte più produttiva e che consuma di più, il vero e proprio motore dell’economia. Già dal 1998 ad oggi questa fetta di popolazione è calata di oltre 4 milioni di unità e «guarda caso, il PIL dell’Italia ha iniziato a calare nello stesso periodo». Ciò che propone Caltabiano è l’attuazione, contestualmente al PNRR, di un PNRN (Piano nazionale rilancio natalità): un modo per occuparsi, davvero, del futuro dell’Italia.
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