«Fate almeno cinque figli a testa, siete voi il futuro dell’Europa». Con queste parole si rivolse al suo popolo durante un comizio il presidente turco, Recep Tayyp Erdogan. Colse precisamente nel segno: in una Europa in desolante crisi demografica, chi fa figli ha l’avvenire assicurato. Se a farli saranno popoli allogeni, il Vecchio Continente sarà destinato ad assistere a una sostituzione culturale sul proprio suolo.
Il senso della storia
Il riferimento a quell’episodio è stato evocato stamattina, durante il convegno nella sede romana del Parlamento europeo «Una nuova visione demografica per il futuro dell’Europa», da Nicola Procaccini, eurodeputato di Fratelli d’Italia-ECR. È stata occasione per presentare una proposta di risoluzione nell’Assemblea europea per una strategia in favore della natalità in Unione europea. Strategia che si rende oltremodo necessaria alla luce dell’ormai atavica penuria di nuovi nati, soprattutto in Italia.
Il tema della natalità in Europa, ha spiegato Procaccini, «è qualcosa che investe in generale un orizzonte che abbiamo smesso di guardare», poiché «ci siamo concentrati soltanto sul quotidiano perdendo di vista il senso della storia». L’obiettivo, pertanto, è non limitarsi ad attuare singole misure di politica familiare, ma fondare tutta l’azione politica con l’obiettivo di sostenere il nucleo fondamentale della società.
Genitore 1 e genitore 2
La possibilità di agire in questo senso si è presentata di recente, con gli ingenti fondi approvati dal Consiglio europeo per sostenere gli Stati membri durante la pandemia di CoVID-19. Tuttavia, la possibilità non è stata raccolta appieno. «È molto grave che nel Recovery Fund e nel PNRR», ha accusato Isabella Rauti, senatrice e responsabile Famiglia e Valori non negoziabili di Fratelli d’Italia, «al di là di misure in ordine sparso, non sia stata dedicata una sezione per invertire il declino demografico».
La Rauti ha ricordato che la disattenzione nei confronti di questo tema è un problema latente. «Siamo ormai oltre l’inverno demografico», ha amaramente constatato, «siamo all’emergenza». L’accusa della senatrice di Fratelli d’Italia è che spesso la politica «va dietro ad algoritmi come genitore 1 e genitore 2 e si dimentica di sostenere qualcosa di molto più concreto come una padre e una madre che vorrebbero fare dei figli», ma che non vengono messi nella condizione di farlo.
ISEE da rivedere
Del resto, ha sottolineato la senatrice Tiziana Drago, senatrice di Fratelli d’Italia, «esimi economisti sostengono che è l’incremento demografico che genera sviluppo economico», non il contrario. Ed ha aggiunto: «Se ogni figlio genera un costo diretto medio annuo di circa 8.500 euro, è pur vero che gli effetti indiretti legati all’indotto generato, determinano un’incidenza positiva sul PIL stimata annualmente intorno a 35mila euro per ogni nascita». La Drago ha citato, tra le varie proposte di FdI in favore della natalità, la riforma dell’ISEE, la riduzione dell’Iva e le detrazioni fiscali per i beni di prima necessità per l’infanzia, nonché il congedo parentale per entrambi i genitori fino ai primi tre anni di età del bambino.
La proposta
Le iniziative declinate nei singoli parlamenti nazionali, devono trovare un impulso europeo. È in questo senso che si sviluppa la proposta di risoluzione del Parlamento europeo sulla strategia demografica. Il testo invita la Commissione UE a promuovere l’assegnazione di fondi sia del bilancio UE sia dei bilanci nazionali per fornire sostegno ai genitori; a prendere in esame il concetto di «economia del benessere», dal momento che una maggiore attenzione al benessere delle famiglie rappresenta un investimento a lungo termine; a lanciare campagne informative ed educative sulla demografia al fine di sensibilizzare le generazioni future; ad abbandonare l’idea che l’Europa abbia bisogno di migrazione per far fronte alle sue sfide demografiche ed economiche e a sostituirla con politiche volte ad aumentare i tassi di natalità e a migliorare il benessere delle famiglie negli Stati membri.
Spetterà a Giuseppe Milazzo, eurodeputato di Fratelli d’Italia, portare la proposta nella commissione Affari sociali, di cui è membro. La sua considerazione è chiara: «Per essere competitivi, bisogna crescere demograficamente». Altrimenti, non ci sarà futuro per l’Europa.
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