Last updated on Ottobre 13th, 2022 at 02:39 am
Con 30 voti favorevoli e 13 contrari, anche lo Stato sudoccidentale di Guerrero, una fra le 32 entità federali distinte, territoriali e amministrative, compresa la capitale, che compongono il Messico, ha depenalizzato l’aborto, dopo Città del Messico, Oaxaca, Coahuila, Sinaloa e altri.
Fino a 12 settimane di vita del bambino nel grembo materno, sarà possibile l’aborto elettivo. In tutto il Paese, in ogni caso, l’aborto è comunque possibile nei casi di gravidanza conseguente a uno stupro, quando vi sono dei rischi per la vita della donna, se il nascituro presenta problematiche gravi di salute e in alcuni casi di estrema povertà.
Ciò smentisce le affermazioni di chi vorrebbe contrabbandare la depenalizzazione della cessazione volontaria della gravidanza, facendola passare come una tutela per le donne e le ragazze, spesso a rischio di violenza e abuso nel Paese iberoamericano. Anzi, a ben guardare, rendere l’aborto una scelta come le altre le esporrebbe persino al pericolo contrario.
Addirittura, se negli Stati Uniti d’America la Corte Suprema federale dovesse davvero e come si spera giungere a invalidare la famigerata sentenza Roe vs. Wade che nel 1973 ha reso non illegale l’aborto negli USA, il Messico potrebbe divenire meta di un «turismo abortivo» che fa accapponare la pelle.
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