Last updated on Ottobre 13th, 2022 at 02:40 am
Da una settimana esatta l’aborto, nello Stato messicano di Sinaloa, è stato depenalizzato ufficialmente.
Sinaola è una fra le 32 entità federali distinte, territoriali e amministrative, compresa la capitale, che compongono il Messico ed è il settimo fra queste a depenalizzare l’interruzioen volontaria della gravidanza fino a 13 settimane di vita del bimbo nel grembo materno, e lo ha fatto con 28 voti a favore, 2 contrari e 9 astenuti totalizzati nella seduta del Congresso di Stato di martedì 8 marzo. Lo ha fatto, forse ironicamente o forse iconicamente, mentre il mondo “celebrava” la Giornata internazionale della donna.
Solo un anno fa l’aborto era legale solo a Città del Messico e nello Stato di Oaxaca. Si sono aggiunti nel frattempo Veracruz, Hidalgo, Baja California, Colima e ora Sinaloa, appunto, mentre nei 25 Stati rimanenti è comunque possibile nei casi di gravidanza conseguente a uno stupro, quando vi sono dei rischi per la vita della donna, se il nascituro presenta problematiche gravi di salute e in alcuni casi di estrema povertà.
La notizia della decisione presa dal Congresso di Sinaloa non giunge a ciel sereno. In settembre, infatti, il Congresso di Stato di Sinaloa, recependo la sentenza della Corte Suprema di Giustizia della Nazione (SCJN), era intervenuto sulla Costituzione locale depenalizzando l’aborto e invalidando l’articolo 4Bis, A, che puniva l’aborto, abrogando il comma 1 grazie al quale «lo Stato tutela il diritto alla vita dal momento in cui un individuo viene concepito, quando entra in vigore la tutela della legge corrispondente, fino alla sua morte, rispettando in ogni momento la dignità delle persone».
Ora, il medesimo comma è stato trasformato e recita «Ogni persona ha diritto al rispetto della propria vita. Lo Stato tutela il diritto alla vita, rispettando in ogni momento la dignità delle persone». Evidentemente, la dignità della persona prevede di essere rispettata uccidendola nel grembo materno.
La decisione, come sempre, è stata motivata con il rispetto della libertà delle donne e dei diritti umani. «Questa sentenza significa un trionfo per la difesa dei diritti, delle libertà e della dignità delle donne di Sinaloa», ha affermato infatti il portavoce del partito che ha avviato la richiesta al Congresso, il Movimento Rigenerazione Nazionale (MORENA), «nonché un contributo al rafforzamento delle tesi della Corte Suprema su questo tema, all’estensione del suo mantello protettivo a tutte le donne del Messico, al carattere laico della Repubblica messicana e dello Stato di Sinaloa». Non si attendono, quindi, tempi sereni.
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