Last updated on Ottobre 13th, 2022 at 02:43 am
Uno degli effetti non voluti delle restrizioni imposte all’aborto in numerose amministrazioni locali Repubblicane degli Stati Uniti d’America potrebbe essere il turismo abortivo. Il fenomeno si manifesterebbe non solo in direzione degli Stati amministrati dai Democratici (per esempio la California), ma persino verso mete estere, in specie Canada e Messico, che hanno depenalizzato l’aborto molti anni più tardi rispetto agli Stati Uniti.
Prima del 1988, anno in cui la Corte Suprema del Canada legalizzò l’aborto, molte donne si recavano nei vicini Stati Uniti per sopprimere la creatura che portavano in grembo. Da quest’anno, soprattutto quando arriverà la sentenza della Corte Suprema federale statunitense che dovrebbe mettere seri bastoni fra le ruote al trend mortale che continua da mezzo secolo, la prospettiva sembra essere quella di un flusso di donne appunto verso il Canada . A sostenerlo è un articolo del quotidiano britannico The Guardian.
A dare implicita conferma della tendenza è il ministro canadese della Famiglia, Karina Gould, che afferma: «Se verranno da noi e avranno bisogno di accedere» all’aborto, «sicuramente è un servizio che forniremo».
Carolyn Egan, portavoce dell’Abortion Rights Coalition of Canada, sostiene che le statunitensi che recheranno in Canada per abortire saranno accolte calorosamente e interpreta le parole del Ministro Gould come un’apertura e una molto probabile disponibilità.
Probabile terremoto pro-life in circa 26 Stati
Il Guttmacher Institute, costola della Planned Parenthood, stima che circa 26 Stati dell’Unione nordamericana vieterebbero o restringerebbero di molto l’accesso all’aborto, nel caso in cui la Corte Suprema federale del paese si pronunciasse per un ribaltamento della sentenza Roe v. Wade del 1973.
Persino il Michigan, attualmente governato dai Democratici, si ritroverebbe con l’aborto di nuovo illegale in forza di un divieto del 1931, che tornerebbe in vigore dopo la probabile sentenza restrittiva della Corte Suprema. In questo caso tantissime donne si recherebbero allora nel vicino Ontario meridionale, dove le cliniche abortive sono assai numerose, oppure – senza espatriare – andrebbero ad abortire in Illinois o in Pennsylvania.
C’è però un ostacolo che le emigranti dell’aborto dovranno affrontare e consiste nelle tariffe elevate richieste in Canada: per un aborto chirurgico si pagano circa 388 dollari statunitensi, con tempi di attesa che variano da una a due settimane in Ontario, mentre nelle province atlantiche si parla di settimane o mesi.
La conseguenza più probabile, sostiene The Guardian, si prospetta in un ricorso sempre più massiccio alla pillola abortiva, ottenuta per via postale tramite i servizi di telemedicina.
In Messico si abortisce gratis
Quanto al Messico, il probabile turismo abortivo sarà dovuto al fatto che, lo scorso anno, la Corte Suprema messicana ha dichiarato incostituzionale la penalizzazione dell’aborto in tutto il Paese, sebbene le leggi dei singoli Stati della federazione messicana siano più o meno permissive o restrittive.
Vero Cruz, coordinatrice dell’advocacy group «Las Libres», afferma che le donne statunitensi possono sottoporsi ad aborto chirurgico gratuito nelle cliniche pubbliche di alcuni stati messicani. Gli aborti chirurgici sono disponibili a Sinaloa, Coahuila e nella Bassa California, ma solo fino alla dodicesima settimana di vita del bimbo nel grembo materno.
Ci sono anche donne statunitensi che si recano in città messicane di confine, come Tijuana e Monterrey, per sottoporsi ad aborto chimico, anch’esso completamente gratuito.
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