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Svizzera + emancipazione = aborto

Crescono gli aborti svizzeri. Dimostrazione plastica che non tutto il progresso è bene, e nemmeno l’emancipazione

Luca Marcolivio di Luca Marcolivio
27/07/2021
in In evidenza, Vita
47
Reading Time: 3 mins read
0
Svizzera sottosopra

Image by MaxPixel. net

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Last updated on Agosto 24th, 2021 at 02:43 pm

L’incremento registrato dall’Ufficio federale di statistica rispetto al 2020 mostra che in Svizzera gli aborti stanno aumentando in maniera sensibile.

I dati (incompleti per la mancanza delle rilevazioni dei Cantoni Berna e Glarona) indicano 10.906 aborti e il tasso delle interruzioni volontarie di gravidanza su mille donne di età compresa tra i 15 e i 44 anni è salito dal 6,5 al 6,8, eguagliando il record che fu stabilito nel 2010.

Considerati i dati disaggregati, l’apice lo aggiunge il Cantone Ginevra, dove il tasso è di 9 punti, laddove gli indici tassi più bassi si riscontrano nel Cantone Appenzello Interno e nel Cantone Uri, dove il tasso è al 2,5. Se pure solo il 5% degli aborti svizzeri è stato praticato dopo la 12a settimana di gestazione, il dato più impressionante è il boom dell’aborto chimico, scelto nel 79% dei casi. L’aborto farmacologico è dunque aumentato dell’11% rispetto al 2019.

La fascia di età più coinvolta è quella fra i 30 e i 34 anni, dove le donne che hanno abortito sono 2575. Nettamente inferiore è l’incidenza nelle adolescenti: 705 delle donne interessate hanno infatti età compresa tra i 15 e i 19 anni. Di poco sotto il centinaio, infine, il numero delle donne che hanno abortito oltre i 44 anni.

In Svizzera l’aborto fino alla 12a settimana è stato legalizzato più tardi rispetto al resto d’Europa: per l’esattezza nel 2002, attraverso un referendum passato con il 72% dei voti espressi. Nel Paese alpino, comunque, il ricorso all’aborto è rimasto relativamente basso, se comparato a Paesi come la Francia, il Regno Unito o gli Stati Uniti d’America.

Poco meno di dieci anni fa, quando in Svizzera era legale da circa un decennio, lo scarso ricorso all’aborto era stato interpretato dalla comunità scientifica come motivato da tre ragioni principali: il livello elevato di istruzione, il ricorso massiccio alla contraccezione e il benessere generalizzato. Tra l’altro in Svizzera l’educazione sessuale a scuola è prassi oramai consolidata e questo, secondo il giudizio del fronte liberal, avrebbe contribuito a produrre quei risultati.

Perché allora il boom odierno? Secondo Irène Dingeldein, presidente della Società svizzera di ginecologia e ostetricia, «è abbastanza plausibile che la tendenza all’uso dei contraccettivi naturali stia portando a un aumento degli aborti». Ora, la specialista elvetica parla di «contraccettivi naturali», cosa che proprio non si può sentire non essendo i metodi naturali di regolazione della fertilità femminile dei contraccettivi, ma pure offre un giudizio viziato da un preconcetto e da un assurdo: l’idea che i metodi naturali di regolazione della fertilità femminile producano (e in maniera numericamente rilevante) gravidanze indesiderate e mamme riluttanti che poi ricorrono all’aborto.

In realtà l’“anomalia elvetica” è spiegata più semplicemente dal ritardo con cui il Paese ha “conquistato” la parità di genere. Il World Economic Forum (WEF) è tra chi saluta con una certa enfasi i “progressi” della Svizzera, al quale, alla luce del Global Gender Gap Report del 2021, figura oggi nella Top 10 dei Paesi a più alta parità di genere.

La rappresentanza femminile in politica è per esempio cresciuta in maniera impressionante, al punto che, nelle elezioni federali del 2019, le donne sono state il 42% degli eletti nel Consiglio nazionale, ovvero la Camera bassa del parlamento federale, con un exploit particolarmente evidente nel caso dei Verdi dovuto all’interesse spiccato delle donne svizzere per il tema del cambiamento climatico. A ciò si aggiungono le proposte di legge per le “quote rosa” nelle aziende quotate in borsa e la quasi quadruplicazione, nell’arco di 18 anni, delle donne con una formazione professionale superiore completa o un titolo di studio superiore: nel 2000 le donne tra i 25 e i 34 anni che avevano completato il ciclo di studi era il 17%, mentre nel 2018 la medesima fascia di età saliva a 54 punti percentuali. E il WEF plaude anche all’approvazione della legge sul congedo di paternità, votata nel settembre 2020.

Sì, è decisamente l’onda lunga di questo entusiasmo tardivo per l’emancipazione femminile che in Svizzera fa crescere il numero delle soppressioni di bimbi innocenti.

Tags: AbortoEmancipazione femminileVetrina
Luca Marcolivio

Luca Marcolivio

Giornalista professionista, Luca Marcolivio è accreditato alla Sala Stampa della Santa Sede dal 2011. Direttore del webmagazine di informazione religiosa Cristiani Today, collabora con La nuova Bussola Quotidiana, Pro Vita & Famiglia e con il blog del Centro Machiavelli. Dal 2011 al 2017 è stato caporedattore dell’edizione italiana di Zenit. Ha pubblicato Contro Garibaldi. Quello che a scuola non vi hanno raccontato e curato La società dell’allegria. Don Bosco raccontato dai salesiani del XXI Secolo

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