La prima udienza del processo contro Päivi Räsänen si è conclusa con un rinvio al 14 febbraio. L’ex ministro filandese degli Interni, sotto accusa per presunta “omofobia”, è delusa dall’ostinazione mostrata dal pubblico ministero a non voler comprendere. E ha ribadito di non avere nulla contro le persone omosessuali, creature di Dio con piena dignità. Eppure, ha ribadito l’ex ministro, la pratica omosessuale è contraria al piano di Dio e ha natura peccaminosa. Co-imputato nel processo è il vescovo evangelicale Juhana Pohjola, che nel 2004 commissionò alla Räsänen la stesura dell’opuscolo Male and Female He created them, che attinge all’insegnamento del libro della Genesi sulla differenziazione sessuale.
I capi d’accusa contro la Räsänen sono tre. Il primo è il suddetto pamphlet del 2004. Il secondo un tweet del 17 giugno 2019 in cui, in polemica con la Chiesa luterana finlandese, ormai aperta ai matrimoni omosessuali, ricordava le parole di san Paolo: «Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen. Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s’addiceva al loro traviamento» (Rm 1, 24-27).
Il terzo sono le dichiarazioni rilasciate, il 20 dicembre 2019, nel corso di un programma radiofonico, su matrimonio e omosessualità.
Fondamentalista? No, cristiana
Replicando al pubblico ministero, che le ha dato della «fondamentalista», la Räsänen si è difesa dicendo che le proprie convinzioni sono radicate nell’etica cristiana classica e che non vi è nulla di imprevedibile o estremo in esse. Durante le interviste rilasciate poco prima del processo e a margine dello stesso, l’ex ministro ha ribadito con convinzione la propria fede cristiana, indicando nella Sacra Scrittura, il fondamento dell’etica in cui si riconosce. La Räsänen porta del resto con sé la Bibbia, e l’ha mostrata anche nel corso del processo.
Una eventuale sua condanna potrebbe avere una ricaduta seria sulle istituzioni europee, in particolare se la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo confermasse la sentenza. Come riporta Christian Network Europe, infatti, il dibattimento è andato ben oltre la controversia sulla libertà d’opinione, inoltrandosi in una vera e propria disputa teologica. Secondo il pubblico ministero, l’ex ministro sarebbe colpevole in quanto la maggior parte delle Chiese protestanti propone oramai un’esegesi non letterale delle Sacre Scritture. Ma sul punto l’imputata ha replicato che l’esegesi biblica dovrebbe essere riservata ai dibattiti teologico-accademici e non ai tribunali. Al contempo la Räsänen ha ribadito che «ancora oggi la Chiesa luterana finlandese insegna che il matrimonio è tra un uomo e una donna». Tale concetto, assieme all’affermazione per cui «gli atti omosessuali sono contro la volontà di Dio», non possono essere confinati alle «convinzioni private», ha aggiunto l’imputata.
Sorpresa: più cristiani che LGBT+ intorno al tribunale
La Räsänen ha insomma respinto seccamente l’accusa di avere definito gli omosessuali come «inferiori». Un’insinuazione, questa, che «insulta sia me sia gli omosessuali. Non ho mai detto questo e non lo penso», ha sottolineato.
Le dichiarazioni finali dei giudici del processo sono state rinviate al 14 febbraio, giorno a partire dal quale, avranno al massimo un mese per pronunciarsi. Il verdetto dovrebbe quindi arrivare al più tardi per la metà di marzo. A carico della Räsänen il pubblico ministero ha chiesto una sanzione pecuniaria di 13mila euro per aver «pregiudicato l’uguaglianza e la dignità degli omosessuali».
Durante una pausa del processo l’ex ministro ha parlato con i giornalisti ed è apparsa piuttosto serena e distesa. Coem riporta il webmagazine cristiano finlandese Uusitie, 85 sostenitori della Räsänen e di Pohjola si sono disposti all’esterno del tribunale con striscioni di incoraggiamento per gli imputati. Il loro numero, commenta Christian Network Europe, sarebbe un po’ al di sotto delle aspettative, ma in compenso i movimenti LGBT+ risulterebbero «poco visibili» intorno alla Procura.
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