Last updated on Gennaio 28th, 2021 at 01:06 pm
In piena campagna elettorale per le presidenziali statunitensi si è assistito a un reiterato esercizio di censura da parte di Twitter nei confronti di Donald J. Trump. In realtà era già accaduto nei mesi precedenti: in maggio, mentre diverse zone degli Stati Uniti erano in balìa delle violenze degli Antifa, l’inquilino della Casa Bianca aveva annunciato a mezzo social che avrebbe potuto inviare la Guardia Nazionale a Minneapolis per ristabilire l’ordine. Ebbene, a Twitter non era piaciuta l’iniziativa e così aveva deciso, arbitrariamente, di cancellare il “cinguettio”.
Il vulnus dei social
Lo scontro tra il social dell’“uccellino azzurro” e Trump è la prova di un paradosso tutto attuale: nell’epoca della bulimia di informazioni, in cui quasi ognuno di noi possiede gli strumenti per rendere pubblica un’opinione, esiste un serio problema di libertà d’espressione. I social network, aziende private, possono infatti permettersi di sopprimere a propria discrezione il pensiero di qualsivoglia utente, persino del presidente degli Stati Uniti d’America. I colossi dell’interazione sul web, di fatto, sono diventati i nuovi giudici, i custodi di una verità nei confronti della quale non è consentito dubitare.
L’iniziativa di Trump
La questione è stata centrata dallo stesso Trump, il quale, per annunciare che avrebbe voluto revocare la normativa che garantisce immunità legale ai social contro eventuali cause per i contenuti postati sulle loro piattaforme, la Sezione 230, ha scritto: «Twitter non sta facendo nulla su tutte le menzogne e la propaganda fatte circolare dalla Cina o dalla Sinistra radicale del Partito Democratico. Ha messo nel mirino i Repubblicani, i conservatori e il presidente degli Stati Uniti».
La proposta di legge polacca
Ma un’iniziativa contro i metodi arbitrari dei social è stata annunciata anche in Polonia. Si tratta di una proposta di legge del ministro della Giustizia, Zbigniew Ziobro, volta a permettere agli utenti di presentare reclami contro la rimozione di post online. Non solo. La legge intende creare un tribunale speciale con lo scopo di tutelare la libertà di parola. L’obiettivo è chiaro: impedire ai social network di bloccare contenuti, laddove questi non violino la legge polacca. Nel caso in cui un utente dovesse vedersi censurato, potrà inviare la segnalazione alla piattaforma, la quale avrà 24 ore per esaminarla. Dopo di che, l’utente avrà 48 ore per presentare un’eventuale richiesta al tribunale per la restituzione dell’accesso.
Contro la censura
Anche il ministro Ziobro, come Trump, è convinto che dietro queste azioni arbitrarie dei social network ci sia un pregiudizio ideologico. «Spesso, le vittime delle tendenze alla censura ideologica sono anche rappresentanti di vari gruppi che operano in Polonia, il cui contenuto viene rimosso o bloccato, solo perché esprimono opinioni e fanno riferimento a valori inaccettabili dal punto di vista delle community… con un’influenza sempre più forte sul funzionamento dei social media», ha affermato Ziobro.
Il guardiasigilli polacco si dice consapevole che uno Stato di diritto debba tutelare quanti si sentono calunniati attraverso la rete, ma sostiene che sia necessario garantire sia loro sia chi reputa di essere vittima di una censura. Le sanzioni nei confronti del social network inadempiente verso una eventuale sentenza sfavorevole possono arrivare fino a 8milioni di zloty, ovvero quasi 1,8 milioni di euro.
Image source: Backlit keyboard, photo by Colin from Wikimedia Commons, self-published work, licensed by CC BY-SA 4.0
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