Il 27 giugno, lo United Nations Office on Drugs and Crime (UNODC) ha presentato a Vienna il World Drug Report 2022 (WDR 22), il documento che a cadenza annuale «presenta una panoramica delle tendenze attuali sui mercati globali della droga e include le informazioni più recenti sull’uso, la produzione e il traffico di droga».
L’edizione di quest’anno del rapporto, come si legge sul sito web della United Nations Commission on Narcotics Drugs (CND), «analizza il divario di genere relativo al consumo di droga e l’impatto della pandemia di CoViD-19. […] Considera anche i potenziali futuri per il mercato globale degli oppiacei dati i recenti cambiamenti in Afghanistan, esamina l’impatto della legalizzazione della cannabis, indaga il rapporto tra droghe e conflitti e include una sezione con un focus specifico sull’impatto delle droghe sull’ambiente».
Il testo è suddiviso in cinque sezioni, che si possono scaricare in formato pdf, ciascuna delle quali tratta il tema concentrandosi su diversi aspetti. Il primo booklet è un riepilogo delle implicazioni politiche legate alla produzione e al consumo di stupefacenti; il secondo offre una panoramica globale della domanda e dell’offerta di droghe nel mondo; il terzo si occupa delle tendenze nel mercato di cannabis e oppioidi; il quarto di quello di cocaina e sostanze psicoattive di “nuova generazione”; il quinto e ultimo, infine, analizza l’impatto ambientale della coltivazione e produzione di droghe.
I dati presentati dal rapporto sono impressionanti. «[…] Nel 2020, nel mondo», si legge, «circa 284 milioni di persone di età compresa tra i 15 e i 64 anni hanno fatto uso di droghe, con un aumento del 26% rispetto al decennio precedente».
Per quanto riguarda l’età dei consumatori di stupefacenti, continua il rapporto, «i giovani fanno maggior uso di droghe, con livelli di consumo, oggi, in molti Paesi, superiori a quelli della generazione precedente. In Africa e in America Latina, le persone sotto i 35 anni rappresentano la maggioranza delle persone trattate per disturbi derivati da uso di droghe».
Colpisce, in modo particolare, le conclusioni cui giunge il WDR 22 in relazione al consumo di cannabis. Preoccupa, anzi, specialmente in relazione all’Italia, dove non si ferma da parte di una certa politica la spinta alla legalizzazione da parte del parlamento delle droghe cosiddette «leggere», che “leggere” non sono affatto, e dove «le ragioni del “no”» non trovano adeguata considerazione, nonostante una sentenza della Corte Costituzionale abbia addirittura dichiarato «inammissibile» la via referendaria alla legalizzazione della cannabis.
Il rapporto UNODC ha preso in considerazione tre dei Paesi nei quali la cannabis per uso non medico, ma ricreativo, è stata resa legale: gli Stati Uniti d’America, a cominciare da Washington e Colorado nel 2012; l’Uruguay nel 2013; il Canada nel 2018.
Ebbene, secondo il WDR 22 le «prime indicazioni ed effetti della legalizzazione della cannabis» evidenziano che essa «in Nord America sembra aver aumentato il consumo quotidiano di cannabis, in particolare i prodotti a base di cannabinoidi più potenti e in particolare tra i giovani adulti. È stato segnalato anche l’aumento associato del numero di persone con disturbi psichiatrici, di suicidi e di ricoveri. La legalizzazione ha anche aumentato le entrate fiscali e in generale ridotto i tassi di arresto per possesso di cannabis».
Non che ci volesse la proverbiale sfera di cristallo per immaginarlo, ma forse vederlo scritto nero su bianco ricondurrà alcuni alla ragione.