Dopo la Scozia, è la volta di Inghilterra e Galles. Sono state rese note martedì le statistiche più recenti, cioè quelle che riportano i dati del 2021, relative al ricorso all’aborto nel Regno Unito.
Si parla di 214.869 cessazioni volontarie di gravidanza nel 2021, il numero più alto da quando la procedura è divenuta legale in Gran Bretagna, con l’approvazione dell’Abortion Act nel 1967. Numeri che danno i brividi.
Nel 2021, il 99% degli aborti in Inghilterra e Galles è stato finanziato dal Servizio sanitario nazionale (NHS), benché il 77% del totale sia stato realizzato nel settore privato.
Nell’87% dei casi, si è trattato di aborto chimico o farmacologico, in aumento rispetto alla percentuale del 2020, che ammontava in quell’anno all’85%. Tale modalità è aumentata di 40 punti percentuali dal 2011. «iFamNews» ha narrato più volte di come nel Regno Unito la crisi pandemica da CoVid-19 abbia aperto le porte all’aborto «DIY», con la prescrizione della «kill pill» a domicilio, che uccide il nascituro, oltretutto a discapito delle donne, della loro salute e della sicurezza.
Il rapporto evidenzia e confronta numerosi dati, relativi per esempio all’età della madre, al suo stato civile, all’etnia, finanche alla zona precisa di residenza, ai motivi «legali» individuati per consentire l’accesso all’aborto. Anche all’età del bambino nel grembo materno e a numerosi altri dati che possano variare nella casistica. Tutti, comunque, danno i brividi.
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