La Francia, già titolare di una legge sulla bioetica dai contenuti e dai risvolti mostruosi, non si stanca di sventolare la bandiera dell’aborto libero e accessibile, virtualmente sempre e praticamente a chiunque.
Immediatamente dopo il pronunciamento storico della Corte Suprema degli Stati Uniti d’America, la quale il 24 giugno ha ribaltato la sentenza Roe vs. Wade, che dal 1973 aveva reso l’aborto un “diritto” federale nel Paese nordamericano, uccidendo in cinquant’anni 60 milioni di bambini statunitensi e determinando la prassi filo-abortista di numerosi altri Stati, subito la politica d’Oltralpe è balzata sulla sedia.
Il presidente Emmanuel Macron, il primo ministro Elizabeth Borne, deputati e parlamentari del gruppo Renaissance, della Sinistra estrema rappresentata da La France Insoumise, della recente coalizione di Verdi e Sinistra denominata NUPES, ma anche della Destra di Rassemblement National, si sono affrettati a sostenere che l’aborto sarebbe un “diritto” fondamentale, che come tale dovrebbe essere garantito dalla Costituzione.
Nella Camera bassa sono stati presentati due disegni di legge che vanno in tale direzione, uno da NUPES e uno dal gruppo Renaissance, altri due progetti analoghi al Senato su iniziativa del Partito Socialista e del Partito Comunista.
I cittadini francesi, purtroppo, parrebbero concordare con i rappresentanti politici, o quantomeno è ciò che afferma un sondaggio reso noto una settimana fa, martedì scorso, dopo le manifestazioni a favore del “diritto” all’aborto di sabato 2 luglio in alcune città francesi.
L’indagine, condotta per la Fondazione Jean Jaurès dall’Institut français d’opinion publique (IFOP), evidenzierebbe come più dell’80% della popolazione intervistata sarebbe favorevole a che l’aborto fosse inserito nella Costituzione francese come “diritto” fondamentale, “blindato” pertanto rispetto a qualunque corrente pro-life potesse mai tornare a spirare nel Paese.
«La volontà dei francesi di scolpire nella pietra il diritto all’aborto nella Costituzione», afferma François Kraus, direttore della sezione Politica/Notizie dell’IFOP, non sarebbe «[…] solo una reazione all’attualità internazionale ma il frutto di una tendenza strutturale».
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