Eutanasia: nessun progresso, solo miseria

I pretesti di chi sostiene la cosiddetta buona morte si smentiscono facilmente

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In Italia la manovra a tenaglia dei sostenitori dell’eutanasia prosegue la propria marcia senza guardare in faccia nessuno, tronfia e soddisfatta delle firme a favore del referendum raccolte in estate sui banchetti nelle località balneari, fra un tuffo e una granita, e della discussione in corso nel parlamento. Perché è di eutanasia che si parla, sia chiaro, dietro al velo lacero della bugia del cosiddetto «omicidio del consenziente».

Voci autorevoli fortunatamente si oppongono, perciò la battaglia è ancora in corso.

Altrove nel mondo, nel frattempo, qualcuno invita alla riflessione e sottolinea punti critici che non possono essere ignorati.

Per esempio, chi vuole sostenere la necessità o addirittura la positività dell’eutanasia è solito puntare il dito contro la difficoltà per chi ne avesse bisogno di accedere alle cure palliative. Eppure si sa invece che tali cure esistono e che possono rappresentare davvero la svolta nella vita quotidiana di una persona sofferente e della sua famiglia.

Si sa pure che in alcuni Paesi la cosiddetta «buona morte», che di buono non ha proprio nulla, sta divenendo la prassi per chi soffre di malattie psichiatriche. Certamente ciò solleva Stati e governi dall’occuparsi di chi è veramente fragile. Però lo fa, facendolo fuori.

Ciò sarebbe sufficiente per evidenziare l’errore e la malafede della proposta eutanasica che rischia di perpetrare manipolazioni palesi o sottili sugli anziani e sulle persone sofferenti o sui loro familiari, talvolta stremati dal peso delle cure che spesso gravano solo e soltanto sulle famiglie.

La conclusione, evidenzia il sito web dell’organizzazione «Australian Care Alliance», da sempre attiva sia dal punto di vista dell’informazione, sia da quello del supporto ai malati e alle famiglie, è che «legalizzare il suicidio assistito o l’eutanasia supera una seria “linea di confine” etica con gravi conseguenze per i pazienti e per la pratica medica. Non è un progresso, ma una regressione a uno standard sanitario più povero, incentrato su soluzioni rapide e di convenienza. Modificare le leggi per consentire il suicidio assistito o l’eutanasia è inutile, pericoloso, ingiusto e basato su una cattiva informazione».

Ciò che sarebbe necessario davvero si riassume in poche istanze: accesso alle cure palliative per chi ne ha bisogno, assistenza sanitaria adeguata e di sollievo per le persone disabili, protezione «da tutte le forme di abuso sugli anziani, compresa qualsiasi pressione a vedersi come un peso indesiderato».

Ciò che invece rappresenta una sconfitta è riassunto nelle poche parole scritte poche righe sopra: «uno standard sanitario più povero».

Uno standard sanitario più povero.

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