Eutanasia, il mostro a due teste avanza

Punto nodale per la manovra a tenaglia per costringere l’Italia a legalizzare la morte procurata che chiamano «buona»

Last updated on Novembre 22nd, 2021 at 09:50 am

La questione dell’eutanasia, che nel silenzio sonnolento generato dalla calura dell’estate italiana aveva imboccato sia una via parlamentare sia una via referendaria, cui «iFamNews» era stata fra i primi a dare rilevanza, torna d’attualità in quest’ultimo scorcio dell’autunno e ancora percorre entrambe le strade.

Con il nome di «suicidio assistito» o di «omicidio del consenziente», a seconda che il parlante sia pietisticamente pro o fieramente contro, l’eutanasia e il disegno di legge che mira a legalizzarla sono stati rimandati dal 25 ottobre al 22 novembre, lunedì prossimo, quando sono stati ricalendarizzati per la discussione in Aula alla Camera dalla Conferenza dei capigruppo di Montecitorio. Pare quindi che l’esame del testo stia per volgere al termine, dopo un biennio quasi esatto di discussione seguita alla sentenza 242 pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale il 27 novembre 2019 sul caso di Fabiano Antoniani, alias DJ Fabo (1977-2017), emessa dalla Corte Costituzionale che contestualmente “chiedeva” al parlamento italiano di esprimersi in modo inconfutabile rispetto alla questione.

Nel frattempo la strada del referendum è stata ostinatamente percorsa, sia online sia sui banchetti nelle piazze cittadine, a due passi dalle vie della movida, nei luoghi di villeggiatura, fra uno spritz e un gelato. Tanto ostinatamente che la raccolta firme è stata (a suo modo) un successo, senza che purtroppo ciò suscitasse troppa meraviglia, vista la macchina da guerra che il comitato promotore è uso mettere in campo, ben oliata dal vittimismo consueto dei casi limite opportunamente strumentalizzati per ottenere il favore del pubblico pagante e non pagante.

Marco Cappato, esponente del Partito Radicale e tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, ha così potuto depositare in Corte di Cassazione più di un milione e 200mile firme, di cui 400mila raccolte online, necessarie alla richiesta del referendum.

Referendum che, dopo la verifica formale da parte dell’Ufficio per i referendum della Corte di Cassazione, come da normale iter di legge attualmente si trova all’esame della Corte Costituzionale per l’analisi di ammissibilità. Tale quesito referendario però, come evidenziato dal Centro Studi Rosario Livatino solo pochi giorni fa, il 12 novembre, «prescinde da qualsiasi requisito di salute della persona, e punta a rendere la vita un bene assolutamente disponibile, subordinato soltanto alla espressione del consenso da parte della vittima» e, comunque, ammissibile non è.

Sul sito del Centro Sudi, infatti, Francesco Paolo Garzone e Iacopo Iacobellis, avvocati, illustrando le ragioni della non ammissibilità del referendum che vorrebbe legalizzare l’eutanasia trovano un primo punto d’appoggio proprio nell’immobilismo, cui si è fatto cenno, da parte del parlamento, che non si è espresso per lungo, lunghissimo tempo sulla questione. «Senza dubbio l’inerzia del Legislatore è censurabile», scrivono, «avendo avuto tutto il tempo per poter discutere e approvare una Legge che tenesse conto delle diverse e sensibili istanze provenienti dalla società. In ciò si sostanzia il primo dubbio di inammissibilità del quesito referendario».

I due legali proseguono poi affermando che «il tema dell’eutanasia, infatti, per la sua delicatezza e complessità, non pare poter essere compendiato in una mera domanda da sottoporre al cittadino elettore nella segretezza della cabina elettorale (SI o NO). La tecnica del referendum impedisce la possibilità per i votanti di esprimere posizioni diverse su un tema complicato, che attiene a situazioni che, per la loro complessità medica, etica, religiosa, non possono trovare un compendio frettoloso in una fredda domanda individuata nella scheda».

Né si fermano qui, l’avvocato Garzone e l’avvocato Iacobellis, e in punta di diritto argomentano l’inammissibilità del referendum con una serie di puntualizzazioni e spiegazioni di natura squisitamente giuridica che meritano la lettura di chiunque, dotato di una briciola di onestà intellettuale, desideri informarsi in modo puntuale sulla questione.

Basti invece la chiusa con cui i due legali terminano la propria relazione: «[…] se si aprisse definitivamente alla disponibilità del diritto alla vita le conseguenze sarebbero tante e, forse, imprevedibili». Sia permessa una rettifica: non solo “imprevedibili”, bensì irreversibili, irreparabili. Ma soprattutto orribili.

«iFamNews» segue da lungo tempo e sotto molteplici aspetti la questione dell’eutanasia, in Italia e all’estero. È possibile leggere a questo link tutti gli articoli in proposito.

Il tema delle cure palliative invece, caro a queste colonne virtuali, può essere approfondito leggendo gli articoli raccolti qui.

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