Chiunque abbia oppure abbia avuto a che fare con bambini piccoli, all’incirca nel periodo che intercorre fra quando iniziano a “gattonare” sino a quando fanno il loro ingresso all’asilo, sa perfettamente quanto possa essere complicato svolgere semplici commissioni indispensabili alla vita quotidiana di tutta la famiglia, per non parlare di ritagliarsi uno spazio anche piccolo per sé. Debbono aver pensato a questo gli addetti della Henrico County Public Library, una biblioteca vivace e innovativa che si trova negli Stati Uniti d’America e precisamente a Richmond, in Virginia, in un quartiere suburbano abitato prevalentemente da famiglie, spesso di colore.
Debbono averlo pensato quando, al momento di commissionare la progettazione della struttura per la nuova sede della biblioteca, nel 2019, si sono rivolti all’interior designer Shannon Wray e alla sua società, la Quinn Evans, uno studio all’avanguardia che «crea soluzioni di design e architettura che connettono le persone alle comunità e la storia al futuro, per un impatto che abbraccia le generazioni». Wray e il suo team hanno ideato per la Henrico County Public Library dei desk speciali, in cui al tavolino per il computer riservato agli adulti è collegato uno spazio chiuso, morbido e arredato in modo confortevole con giochi e materiali di intrattenimento riservati ai più piccoli.
Chiunque può quindi sfogliare una rivista dell’emeroteca o un volume digitale senza preoccupazioni e senza lo stress di un bambino annoiato e stizzito in braccio, per non contare che non tutti magari dispongono a casa di un pc o della connessione veloce, e può essere necessario fare una ricerca, pagare un contributo, scaricare un documento o iscriversi all’università.
Tutto vero. La sensazione piacevole cambia però quando Wray racconta che durante l’inaugurazione della nuova sede della Henrico, una volta salito al primo piano, dove si trova lo spazio riservato ai bambini e attrezzato con le scrivanie Fairfield, questo il nome dei desk speciali, ha scoperto che una mamma che sedeva a una delle scrivanie con i suoi due figli nello spazio-bimbi collegato aveva aperto un negozio online proprio nel bel mezzo della festa. «Ecco», afferma, «vedere questa donna alla postazione computer, che lavorava da remoto, […] è stato, per me, il momento in cui ho capito chiaramente quanto fosse necessario».
A due anni quasi esatti dall’esplosione della pandemia di CoVid-19 le scrivanie Fairfield sono sempre più richieste, ma per uso domestico. Nello stesso momento in cui in Occidente si compatiscono – e giustamente – le lavoratrici sottopagate dei Paesi in via di sviluppo, per non dire sotto-sviluppati, nei campi o in officina o in bottega con gli infanti nella fascia legati sulla schiena, le lavoratrici in smart working dei Paesi sviluppati sono costrette oppure scelgono, a seconda dei casi, di proporre ai propri bambini piccoli un trattamento molto, molto simile. Con la frustrazione per i piccoli di avere la mamma accanto, ma senza riceverne davvero l’attenzione, e per le madri di non occuparsi dei bambini come giusto e come vorrebbero, gestendo nel contempo, e chissà come, il proprio lavoro.
Il tutto viene spacciato per modernità, progresso, sostenibilità. Rispetto della parità di genere, incentivo all’occupazione femminile, conciliazione casa-lavoro, lotta alla crisi demografica. Ma è solo interesse alla crescita del PIL, con buona pace dei diritti dell’infanzia.
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