Gran Bretagna e Stati Uniti d’America sono stati gli apripista dell’aborto «on demand» sempre più «online», spesso “giustificando” con i problemi connessi alla crisi pandemica l’opportunità di raggiungere a domicilio con la «kill pill» le donne che desiderassero interrompere la gravidanza. In questo modo, il numero delle vite umane spente nel grembo materno con il cocktail malvagio di mifepristone e misoprostolo ha toccato numeri da capogiro.
Ora anche altri Paesi si accodano in questo gioco al massacro e la Nuova Zelanda, già in prima linea per quanto riguarda la deriva eutanasica, desidera evidentemente un ruolo da protagonista, come del resto era ovvio aspettarsi dopo l’approvazione da parte del governo del primo ministro Jacinda Ardern, giusto due anni fa, di una legge sull’aborto talmente estrema da risultare inaudita.
Alla fine di febbraio, infatti, Ayesha Verrall, deputata nel parlamento neozelandese del Partito Laburista, a nome del ministero della Salute ha annunciato la nascita di «Decide», il nuovo servizio completamente gratuito di telemedicina per il supporto all’aborto, 7/ giorni su 7, 24 ore al giorno, definito sul sito web del governo come «l’ultima pietra miliare nel miglioramento dei servizi per l’aborto». Nel suo discorso, la Verrall ha dichiarato che «”Decide” collegherà le persone alle informazioni sull’aborto, ai consigli e alla consulenza telefonica, da parte di operatori sanitari in qualsiasi parte del Paese», per riparare alle lacune eventuali di quei distretti sanitari in cui l’accesso alla cessazione della gravidanza fosse meno libero e agevole.
Già «all’inizio di quest’anno», afferma la deputata, «il governo ha revocato alcune delle restrizioni di finanziamento sui farmaci abortivi, che hanno consentito a una gamma più ampia di operatori sanitari, come medici di famiglia e infermieri, di prescriverli». Evidentemente, ancora non è stato giudicato sufficiente.
Il nuovo progetto sarà dunque implementato in tre fasi, scandite da un’organizzazione precisa che richiama alla memoria piani di morte perfettamente strutturati che si vorrebbero dimenticati. Inizialmente, dal 26 aprile saranno disponibili con una semplice telefonata a un numero verde gratuito tutte le informazioni relative all’aborto e alle modalità di esecuzione nel Paese. Dal 1° luglio, si aggiungeranno la consulenza vera e propria per la cessazione della gravidanza e le cure di follow-up. Infine, il servizio verrà completato a partire dal mese di novembre con la consultazione clinica per l’aborto farmacologico precoce e la consegna a domicilio dei farmaci necessari.
«”Decide”», continua Ayesha Verrall, «sarà guidato da Family Planning e Magma Healthcare, che opera anche come The Women’s Clinic. Entrambe le organizzazioni sono esperte riconosciute in aborto e salute sessuale, insieme a fornitori dei distretti sanitari (DHB), e hanno già esperienza nella fornitura di servizi di salute sessuale e aborto tramite telemedicina». Un sito web, attivo da aprile, funzionerà da supporto per tutte le attività.
Se prima, quindi, in Nuova Zelanda per ricevere la «kill pill» che uccide un bambino nel grembo materno era necessario rivolgersi a una clinica o almeno a un medico, a partire da aprile una persona al telefono gestirà l’intero processo. Successivamente, ci si può scommettere, passerà tutto attraverso il sito web, senza neppure quella persona, senza neppure quella voce, in completa, totale solitudine.
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