Last updated on Novembre 17th, 2021 at 10:41 am
L’aborto è la più grande catastrofe mai inflitta nella storia dall’uomo sull’uomo. Ma la cosa che strabilia maggiormente è la menzogna che lo condisce.
«iFamNews» ha appena toccato l’argomento di quella povera mamma trentenne polacca che è morta per incuria dei medici che avrebbero dovuto curarla e del suo piccolino, ancora nel grembo, morto per quella stessa incuria di quegli stessi medici. Forse siamo stati gli unici – grazie a Katarzyna Zich, la responsabile dell’edizione di «iFamNews» in lingua polacca, che sarà presto online – a dire le cose come stanno sul serio e a ricordare la protervia di chi non si fa scrupolo di usare anche la morte di una mamma e del suo piccolo per raccontare bugie sordide.
Ora, ciò che colpisce in quella vicenda triste, rendendola paradigmatica, è la sicumera e la spocchia con cui il mondo filoabortista costruisce la menzogna dicendo che la vita della mamma si sarebbe potuta salvare se solo si fosse per tempo uccisa la creatura che ella portava in grembo. Senz’alcuna motivazione medica, l’ideologia filoabortista che sta travolgendo il mondo accusa la mancata uccisione di un bimbo nel grembo della propria mamma di avere causato la morte della mamma stessa. Fa di un piccolo innocente un killer, un sicario, un virus. Ma il dettaglio su cui si sorvola amenamente è invece che anche il piccolino è morto, addirittura prima della sua mamma. Chi si sarebbe allora dovuto uccidere, allora, per impedire che il bimbetto ancora tutt’uno con la sua mamma venisse trascinato falsamente sul banco degli imputati con l’accusa nientemeno che di avere ucciso la propria mamma come un mostro brutale da cronaca nera?
Ma l’assurdità del mondo marcio in cui sguazziamo raddoppia addirittura la dose e parla spudoratamente di «aborto salvavita». Vergogna. L’omicidio, cioè, che salva la vita. Cos’altro dobbiamo ancora sentire? L’idea che uccidere una persona ne salvi un’altra, la “legittima” difesa di Erode, l’assurdo di dire, senza provarne vergogna, che la morte di un innocente è necessaria per salvare un’altra vita.
Confesso: avverto tutta la limitatezza della condizione umana a trovare parole sufficientemente forti e abbastanza taglienti per gridare l’oltraggio e lo scandalo di affermazioni di eterna memoria come queste, che passano via invece come acqua fresca, che vengono riportate dai media come nulla fosse, che non interessano niente a nessuno. Scappa da piangere.
L’assurdo dell’«aborto salvavita» mi riporta ancora alla legge salvavita messa in azione il 1° settembre dallo Stato nordamericano del Texas, la bella, bellissima «Senate Bill 8» (S.B. 8) che è oramai diventata il Nemico pubblico n. 1 del mondo intero, tanto che persino l’Unione socialista sovietica Europea si è sentita piccatamente in dovere di intervenire e che addirittura l’industria dei cosmetici, per dirne una, si è sentita in dovere di denunciare.
Lo raccontiamo oggi su «iFamNews», e ce ne indigniamo. Il nostro mondo che si straccia le vesti per la sperimentazione condotta dall’industria sugli animali non vede l’ora di sostituire le care bestiole con i feti abortiti. Orrore post-factum: si abortiscono i bimbi, tanto vale usarli. Ma cosa succederebbe se per caso entrasse in gioco il «modello cinese», quello dove regna una correlazione sospetta fra il numero delle esecuzioni capitali per reati politici (quelli che insindacabilmente decide il regime) e gli organi disponibili per trapianti, un post-factum cioè un po’ peloso? Ovvero, perché mai le industrie cosmetiche dovrebbero aggredire la bella legge salvavita del Texas?
Bruto e Cassio potrebbero infatti sospettare che, non solo sarebbe orrendo se qualcuno, per produrre cremine, rossetti e ombretti, sfruttasse i corpicini straziati dei piccoli abortiti, ma addirittura favorisse culturalmente l’aborto on demand giusto per scongiurare la possibilità di finire a corto di ingredienti. Ma Bruto e Cassio sono uomini d’onore e con il make up coprono subito questa brutta cicatrice del pensiero.
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