Il convegno Cannabis e legalizzazione: le ragioni del no, organizzato dal Centro Studi Rosario Livatino a fronte della proditoria iniziativa di Milano che, nonostante tra l’altro l’inammissibilità dei referendum legalizzatori, prosegue, sul piano per lo meno culturale, nel tentativo ostinato di rendere disponibili le droghe per tutti, ha contribuito a far presente che ‒ a partire dalla centralità di una “capitale” qual è Milano e dunque a beneficio di tutto il Paese ‒ esiste anche la voce del «no» alla legalizzazione di qualunque droga.
E questa voce ‒ che è la voce di tante persone e a cui durante il convegno si è voluto dare possibilità di espressione ‒ è fondata sugli argomenti e sull’esperienza maturata in tanti anni di attività sul campo da esperti competenti.
Emerge dunque in tutta chiarezza che
- la cannabis, come qualunque droga definita maldestramente «leggera», invece leggera non è; fa male, sempre e comunque;
- la legalizzazione, che propone soltanto di cambiare il soggetto attore del business, dalla criminalità organizzata allo Stato democratico, non contrasta affatto il grande male che la droga produce sulle persone;
- occorre abbandonare le sirene dei luoghi comuni, che, ripetute come mantra, mirano a fagocitare tutto lo spazio che bisogna invece dedicare ad affrontare il problema in modo serio a tutti i livelli: culturale, sociale, comunicativo, politico e istituzionale;
- e volendo prevenire, contrastare efficacemente il danno e ricuperare integralmente le persone che cadano vittime di questo grande male, bisogna valorizzare e sostenere concretamente l’insostituibile opera offerta dalle comunità di aiuto e di ricupero attive sul terreno e sui territori.
Tutto questo va ora giocato in relazione alla proposta di legge in discussione nella Camera dei deputati, la quale, anziché aumentare le difese, doverosamente da incrementare per fronteggiare un problema oramai grave e dilagante, è invece completamente orientata ad abbassarle.
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