Last updated on Giugno 30th, 2021 at 04:06 am
Dopo la sospensione dello scorso anno, a causa della pandemia, il sole di Roma ha dato il bentornato all’annuale evento pro-life italiano. Migliaia le persone che hanno preso parte alla decima edizione della Marcia per la Vita, quest’anno sotto forma di mobilitazione statica in via dei Fori Imperiali. Presenti, come sempre, numerose famiglie con passeggini al seguito. Bandiere, canti e preghiere hanno reso l’atmosfera gioiosa e propositiva.
Sorrisi e festa sì, ma in quanto espressioni radiose di uno spirito combattivo. L’obiettivo degli organizzatori, infatti, è lanciare un messaggio di denuncia contro la Legge 194, promulgata proprio il 22 maggio del 1978. Coincidenza che fa il paio con il il 40ennale del referendum sull’aborto. La portavoce della Marcia, Virginia Coda Nunziante, ha ricordato dal palco che in poco più di 40 anni la Legge 194 ha impedito la nascita di 6 milioni di bambini in un Paese – il nostro – in grave declino demografico.
Appello ai politici
Ecco allora che, di concerto con l’impegno civile dell’associazionismo, è essenziale l’adesione politica alle tematiche pro-life. Anche quest’anno è stata folta la rappresentanza degli esponenti politici dei partiti del Centrodestra e del Popolo della Famiglia. A loro, ma soprattutto ai loro colleghi che si dichiarano cattolici pur sostenendo politiche contro la vita e il diritto naturale, è giunto l’appello in video del vescovo di Ventimiglia, mons. Antonio Suetta: «Non ci possono essere leggi dello Stato che sovvertono la legge di Dio. Un politico cattolico deve fare riferimento al Vangelo e al magistero della Chiesa».
I modelli di Polonia e Ungheria
Modelli di iniziative in favore della vita sono Polonia e Ungheria. Gli ambasciatori presso la Santa Sede di questi due Paesi – rispettivamente Janusz Kotański ed Eduard Habsburg – hanno preso la parola dal palco per elencare le politiche intraprese dai governi dei propri Paesi e i benefici in termini di nascite che ne sono conseguiti. Politiche demografiche di Varsavia e Budapest che dall’Italia appaiono molto distanti, nonostante l’assegno unico abbia destato un po’ di fiducia attendista.
Aborto fai-da-te
Quelle stesse politiche appaiono poi di una distanza siderale se si pensa alle linee guida diramate l’estate scorsa dal ministro della Salute, Roberto Speranza, che autorizzano l’aborto farmacologico in day hospital e fino alla nona settimana. «Una decisione che, oltre a sopprimere una piccola vita umana, lascerà le donne ancora più sole di fronte alla gravidanza, esponendole oltretutto a gravi rischi per la salute fisica e psichica, un vero e proprio accanimento contro la vita e contro di loro», ha commentato dal palco Jacopo Coghe, vicepresidente di Pro Vita & Famiglia.
E proprio ieri la Comunità Papa Giovanni XXIII ha reso noto che sono raddoppiate le chiamate al numero verde che l’associazione ha messo a disposizione di quante vivono una gravidanza difficile: segno che le donne più vulnerabili desiderano un aiuto e non un’emancipazione surrogata che si traduce in abbandono. Prossima Marcia per la Vita tra dodici mesi. Ma la mobilitazione prosegue tutto l’anno, nell’auspicio diffuso che le diverse anime pro-life convergano verso l’obiettivo comune.