Last updated on Settembre 25th, 2020 at 01:42 am
Si narra che a New York, nove mesi dopo la notte tra il 9 e il 10 novembre 1965, si sia registrato un boom di nascite. Il motivo dell’inopinata crescita demografica sarebbe da ricondurre al fatto che, in quella nottata autunnale, la Grande Mela subì un gigantesco cortocircuito elettronico che lasciò al buio milioni di cittadini. Con il favore delle tenebre, le coppie newyorkesi si sarebbero dedicate a faccende romantiche contribuendo così alla crescita demografica. La vicenda, che oscilla tra storia e leggenda, è ormai entrata a far parte del mito con il nome di «Great Black Out».
Scenari a tinte fosche
Forti anche di precedenti di questo tipo, in molti ripongono speranze nel fatto che gli oltre due mesi di isolamento domiciliare imposti all’Italia per arginare il nuovo coronavirus possano aver dato un impulso alle nascite. Le previsioni, tuttavia, spengono le speranze. Il 28 aprile l’ISTAT ha pubblicato un rapporto firmato dal suo presidente, il prof. Gian Carlo Blangiardo, dal titolo Scenari sugli effetti demografici di Covid-19: il fronte della natalità. Blangiardo è già molto schietto sin nella premessa: «Che ne sarà dunque della natalità nel prossimo futuro? Non vi è dubbio che scenari a tinte fosche saranno quasi certamente destinati a fare da sfondo alla sempre più impegnativa scelta se fare, o meno, un (o un altro) figlio. Scelta che inevitabilmente andrà maturando entro un clima di incertezza e di difficoltà, economiche e non solo, sulla cui durata non è ancora dato sapere “per quanto tempo”». Come a dire: elementi correlati alla pandemia di CoViD-19 come crisi economica, paura e incertezze non sono certo alleati della crescita demografica.
Sotto la soglia dei 400mila nati
Dopo le premesse, ecco però i numeri. La stima dell’Istituto di Statistica è di circa 4mila mancate nascite in corrispondenza del mese di dicembre 2020 e complessivamente altri 5-6mila nati in meno soltanto nei primi quattro mesi del 2021. È così che i 435mila nati nel 2019 e i 428mila ipotizzati per il 2020, ma alle condizioni pre-CoViD-19, scenderebbero a circa 426mila nel bilancio finale dell’anno corrente. E per quanto riguarda il 2021, nel caso più sfavorevole, la cifra si ridurrebbe a 396mila. Uno scenario da incubo, che porterebbe il Paese a scendere sotto i 400mila nati annui, ritenuta una «soglia simbolica». Un tale superamento al ribasso «originariamente nelle previsioni Istat del 2019 sarebbe avvenuto solo nel 2032 nell’ipotesi più pessimistica».
La paura del futuro
Sulla stessa lunghezza d’onda è uno studio italiano pubblicato sul Journal of Psychosomatic Obstetrics and Gynecology per valutare l’impatto della pandemia sul desiderio di genitorialità. Condotto tra il 23 e il 29 marzo, dunque in pieno lockdown, consiste nelle interviste a un campione di oltre 1.400 italiani di età compresa tra i 18 e i 46 anni i quali vivano una relazione stabile da oltre un anno. Ebbene i risultati dimostrano che l’effetto pandemia ha inciso anche sull’apertura alla vita. Non solo, oltre un terzo degli intervistati che stava pianificando l’allargamento della famiglia prima dell’emergenza sanitaria, ha dichiarato di averci poi ripensato. Del resto, come annotano gli psicologi, la pandemia ha influito negativamente sulla tenuta mentale degli italiani, facendo scaturire insicurezze e pessimismo, elementi che non agevolano la programmazione della nascita di un figlio. Più che di bambini allora, il boom è di psicofarmaci, stando all’allarme lanciato dall’Ordine dei farmacisti di Roma. La situazione demografica italiana, insomma, già fiaccata da anni in cui si è inanellata una serie di record negativi di nascite annue, rischia di diventare presto tragica.
Il “baby bust”
Se l’Italia piange, gli Stati Uniti d’America comunque non ridono. Un rapporto pubblicato in giugno dalla della Brookings Institution pubblicato a giugno afferma che la pandemia causerà un “baby bust”, l’opposto esatto del “baby boom” degli anni 1960. Cioè aumento dei decessi, ansia diffusa e declino economico comporteranno, si legge, tra le 300 e le 500mila nascite in meno l’anno prossimo. «Le circostanze in cui ci si trova ora saranno probabilmente di lunga durata e a molti causeranno una perdita permanente di introiti», scrivono gli economisti Melissa S. Kearney e Phillip B. Levine, autori dello studio. «Ci si aspetta quindi che molte di queste nascite non saranno ritardate: non avverranno mai. Ci sarà un “baby bust” dovuto al CoViD-19».
Gli effetti del declino demografico
Lo studio della Brookings Institution è stato peraltro elogiato da Catherine Pakaluk, professoressa di Ricerca sociale e pensiero economico nella Catholic University of America di Washington. La docente, intervistata da Catholic News Agency, ha svelato gli effetti devastanti di un tale declino demografico. Effetti economici, ma anche sociali. Molte famiglie, dice la studiosa, potrebbero sperimentare sentimenti di rimpianto, incompletezza o opportunità perse a causa della mancata nascita di un figlio. E ancora: le coppie senza figli potrebbero non avere sostegno durante la vecchiaia, così come i bambini, crescendo, potrebbero sentire la mancanza di fratelli. Insomma, l’orizzonte dinnanzi a noi non appare incoraggiante. Non c’è dubbio: molto meglio il cortocircuito di New York del mistero al mercato di Wuhan.
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