Last updated on Febbraio 10th, 2021 at 12:07 pm
Il digitale manda in soffitta anche lo spiritismo. Per tentare di parlare con i morti non ci sarà più bisogno di un medium, basterà essere collegati a una chatbot. La Microsoft è già passata dal proposito ai fatti: ricreare una coscienza virtuale di persone scomparse e interagire con loro. Il brevetto, depositato negli Stati Uniti d’America il 1° dicembre, prevede l’utilizzo di informazioni dei defunti, come «immagini, vocali, post sui social, messaggi elettronici».
Un avatar
Rispetto all’arcaico medium il digitale però offre (se così si può dire) qualcosa in più: oltre che nel carattere e nelle idee la Microsoft intende riprodurre questo individuo virtuale anche nell’aspetto fisico, in 3D. Una sorta di avatar che, si legge, «potrà corrispondere a un’entità passata o presente (o una sua versione) come un amico, un parente, un conoscente, una celebrità, un personaggio immaginario, una figura storica». Ma lo strumento non impedisce agli utenti di creare una copia virtuale di sé stessi: un modo, forse, per illudersi di sopravvivere alla morte o di essere clonati.
I precedenti
La Microsoft non è la prima azienda nella storia recente a voler perseguire questa impresa titanica di far «rivivere» i morti. Nel 2014 un imprenditore rumeno trapiantato negli Stati Uniti ha fondato Eternime, una startup con l’obiettivo di creare avatar di persone defunte: in poco tempo ha ricevuto oltre 40mila richieste di iscrizione. E poi ancora, nel 2016 Eugenia Kuyda, esperta di informatica della Sylicon Valley, ha creato una chatbot con un proprio amico precedentemente morto in un incidente stradale. «In un futuro molto prossimo saremo in grado di fare molto di più», scrisse la Kuyda all’epoca. Sono passati cinque anni e intanto la donna ha creato un programma, di nome Replika, che sfrutta l’intelligenza artificiale per consentire alle persone di crearsi un amico virtuale con cui chattare. Su questa sua creatura il Corriere della Sera ha tuttavia allungato inquietanti ombre.
La trama di un film
Dall’ombra ai raggi catodici. Realtà e fantascienza si mischiano: l’intento ricorda un episodio della serie televisiva Black Mirror, incentrato proprio sul dolore dovuto alla perdita di una persona cara. Dopo il decesso di un giovane a seguito di un incidente d’auto, la sua fidanzata viene a conoscenza di una tecnologia in grado di imitare la persona scomparsa. Tutto bello e romantico? Niente affatto. Ci si scordi un epilogo sulla falsariga di quello della pellicola sentimentale Ghost. Nel corso di queste interazioni virtuali la protagonista dell’episodio scopre le implicazioni negative dell’intelligenza artificiale. Del resto non voler accettare un lutto è comprensibile, ma la tecnologia non può sfidare la natura.
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