Un nuovo scandalo investe la Tavistock

La clinica britannica che spinge alla «transizione di genere» giudicata «al di sotto degli standard» del NHS

La Tavistock Clinic, oggi gestita da The Tavistock and Portman NHS Foundation Trust, è nata a Londra nel 1920 per offrire terapie psichiatriche e psicoanalitiche per la salute mentale della popolazione, nonché per svolgere attività di consulenza e formazione.

Attualmente la Tavistock ha sede nella zona a Nord della capitale britannica, fa parte del Servizio sanitario nazionale e attraverso il «Gender Identity Development Service» (GIDS) si occupa di trattare giovani e giovanissimi, adolescenti e addirittura bambini, cui sia stata diagnosticata una vera o presunta «disforia di genere».

Ragazzini e ragazzine, talvolta solo confusi rispetto alla propria identità sessuale a causa delle turbolenze tipiche dell’età, spesso influenzati dal martellamento mediatico che zittisce ogni voce contraria per fornire l’altoparlante solamente alle voci dell’attivismo LGBT+, si rivolgono alla clinica londinese per essere accompagnati in un cammino di «transizione» che non è mai indolore e che può anche assumere risvolti tragici.

Ne è e ne è stato un esempio il caso ormai celebre di Keira Bell, oggi giovane donna, che si è rivolta alla Tavistock e a sedici anni ha iniziato ad assumere terapie ormonali finalizzate al cambio di sesso da femminile a maschile. Sempre su consiglio degli specialisti della clinica ha subito una doppia mastectomia, successivamente si è pentita di avere intrapreso tale percorso senza via d’uscita e ha trascinato in tribunale la struttura perché, come riconosciuto dai giudici, terapie tanto invasive e irreversibili non dovrebbero mai essere prescritte a persone tanto giovani, ancora nel pieno dello sviluppo.

Le vicende giudiziarie, dopo una prima vittoria di Keira, sono tuttora in corso ma oggi la Tavistock si trova di nuovo nell’occhio del ciclone.

Era già accaduto in precedenza, per la verità. «Per 24 anni lo psichiatra David Bell, già presidente della British Psychoanalityc Society, è stato dirigente presso la Tavistock Clinic di Londra. Nel 2018 ha compilato un rapporto interno in cui si riportavano le preoccupazioni di molti medici della clinica per il modo in cui il Gender Identity Development Service trattava i giovani pazienti, bambine e bambini affetti da disforia di genere. Quel rapporto gli è costato un’azione disciplinare a cui hanno fatto seguito le sue dimissioni». In una intervista rilasciata al programma di informazione della TV britannica Channel Four News, nel gennaio 2021, il dottor Bell aveva scoperchiato il vaso di Pandora e raccontato nei dettagli la brutta faccenda, evidenziando i «gravissimi danni procurati dalla Tavistock ai bambini, il 40 per cento dei quali soffre di disturbi dello spettro autistico». Lo psichiatra ha affermato «anche che le terapie ormonali messe in atto sono una vera e propria terapia di conversione praticata su minori gay e lesbiche, [attribuendo] pesanti responsabilità a organizzazioni come Stonewall e Mermaids che usano i corpi di bambine e bambini per i loro scopi politici».

Un anno prima, nel gennaio 2020, come riportato puntualmente anche da «iFamNews», un altro specialista che faceva parte del direttivo della Tavistock aveva rassegnato le dimissioni e denunciato l’ostracismo nei confronti del collega Bell, le preoccupazioni espresse dai genitori e ignorate dal personale della clinica, le pressioni delle lobby LGBT+, la censura operata nelle università e sui media di qualunque opinione contraria alla Tavistock, al centro evidentemente di interessi economici e ideologici di dimensioni mastodontiche.

Oggi, si diceva, è il momento di un ulteriore scandalo. Come riporta il quotidiano britannico The Times, «la clinica Tavistock deve affrontare una ristrutturazione completa, dopo che una revisione ha rilevato che i suoi servizi di identità di genere “non sono un’opzione sicura o praticabile a lungo termine” per bambini e giovani». Secondo un rapporto stilato dal Servizio sanitario nazionale (NHS), il GIDS della Tavistock «[…] operava al di fuori degli abituali standard clinici e di salvaguardia del NHS», avviando bambini di appena 10 anni a «trattamenti ormonali sperimentali».

Occorre aggiungere però, a onor del vero, che la dottoressa Hilary Cass, che ha steso il rapporto, non ne fa una questione di merito né auspica che la clinica interrompa il servizio. Ne fa piuttosto una questione di metodo, ne lamenta il sovraffollamento, spinge a una delocalizzazione sul territorio di servizi analoghi e non oppone alcuna critica alle terapie imposte a bambini e adolescenti. Il che, francamente, rischia di rivelarsi uno scenario addirittura peggiore.

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