Last updated on aprile 24th, 2023 at 05:32 pm
Dal momento del concepimento la femmina è XX e il maschio è XY.
E questo implica molte cose a livello biologico: caratteristiche sessuali primarie e secondarie diverse, la natura ormonale-sessuale non ciclica del maschio contro quella ciclica con due fasi distinte in ogni ciclo mestruale della femmina.
Ma anche caratteristiche psicologiche diverse e una sessualità molto diversa.
Queste differenze non implicano alcuna differenza di diritti. Siamo tutti uguali davanti alla legge, almeno nei Paesi di cultura occidentale.
Siamo uguali nei diritti e nella dignità, ma diversi, e in questa differenza sta la complementarietà.
Negare la differenza significa ridurre la fonte della ricchezza. Significa anche creare disorientamento tra i più giovani che sono ancora in formazione.
Edith Stein, in un capitolo sulla formazione professionale delle donne, afferma che:
“Dove c’è bisogno di coraggio, intuizione, empatia e accoglienza, dove si tratta di prendersi cura dell’essere umano nel suo insieme, di educare, formare, aiutare, comprendere ed esprimere l’essere umano, questo è un campo d’azione per il lavoro puramente femminile; Pertanto, in tutte le professioni educative e assistenziali, in tutti i lavori sociali, nelle scienze che si occupano dell’essere umano e dell’azione umana, nelle arti che si occupano della manifestazione dell’essere umano, anche nella vita economica, nell’amministrazione statale e municipale, nella misura in cui il rispetto è necessario nel contatto con gli esseri umani e nella loro cura”.
Questo non limita affatto la vita professionale delle donne, non la riduce, la illumina soltanto. Vi aiuta a capire che avete certe tendenze e capacità che potete sviluppare più e meglio di altre per natura. E allo stesso modo aiuta l’uomo a svilupparsi come essere umano e a trovare la propria strada.
Complementari a livello professionale, sociale e politico e, nella stessa misura, complementari anche a livello familiare. Un padre e una madre, entrambi necessari come i due occhi del volto. Non importa. Ognuno porta una visione parzialmente diversa e complementare all’altro.
Uguali nei diritti e nella dignità, ma diversi e quindi complementari. È in questo contesto che i bambini devono essere educati a riconoscere, valorizzare e rendere più evidenti le loro qualità e le loro differenze. È senza dubbio una ricchezza a cui sono costretti a rinunciare e che li disorienta e li limita, senza entrare nel merito della brutalità e del crimine di mentire sui cambiamenti di sesso, sulla transessualità, ecc.
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