Last updated on aprile 28th, 2022 at 05:18 am
Ronnie è nato il 26 ottobre dello scorso anno ed è morto quattro giorni dopo, a Sheffield, nello Yorkshire, Regno Unito. È nato a 30 settimane di vita nel grembo, dopo che la madre ha assunto il mifepristone, prescritto per indurre un aborto farmacologico. Pare che la donna fosse convinta di essere incinta di 12 settimane e quando il farmaco ha indotto il travaglio si sia recata in ospedale per essere soccorsa. Lì il piccolo è venuto alla luce, vivo, in una toilette. Ronnie era evidentemente prematuro, soffriva di insufficienza multiorgano, aveva riportato gravi danni cerebrali. Il personale medico è intervenuto immediatamente per rianimarlo e salvargli la vita, ma il piccolo non ce l’ha fatta e il 30 ottobre è morto.
Un’inchiesta in corso a Hull, sede dell’amministrazione giudiziaria locale, sembra evidenziare che si sia verificato un ritardo nel valutare le condizioni della donna all’arrivo in ospedale, con ecografie non eseguite o sbagliate, a causa forse dell’afflusso di numerosi pazienti o per errori di comunicazione fra il personale.
I punti oscuri nella vicenda sono molti, a partire dall’incertezza della donna rispetto all’epoca gestazionale. Ciò che è chiaro, invece, è che un bambino è morto perché è stato indotto un aborto farmacologico alla madre.
In Gran Bretagna, l’aborto è legale fino a 24 settimane di vita nel grembo materno. L’aborto farmacologico «fai da te» o per «telemedicina» è stato istituito in via temporanea durante la crisi pandemica, per far fronte alle richieste di cessazione della gravidanza nel periodo di lockdown, ma la misura teoricamente “d’emergenza” è ancora in vigore. Dopo un semplice consulto al telefono o in video, entro 10 settimane di vita del bambino nel grembo materno (in Inghilterra e Galles, addirittura 12 in Scozia), le donne possono ricevere le pillole abortive via posta, per poi assumerle a casa. È possibile immaginare che la madre del piccolo Ronnie abbia ricevuto il mifepristone con tali modalità, nessun medico che l’avesse visitata di persona avrebbe potuto sbagliare sulla datazione della gravidanza.
In Irlanda, dove è in vigore un regime analogo, in risposta a un’interrogazione parlamentare di recente l’Health Service Executive (HSE), il Servizio sanitario irlandese, ha ammesso pubblicamente ed esplicitamente che l’aborto farmacologico «fai da te» comporta degli «abusi», fra cui proprio il fatto che non sia possibile essere certi dell’età del nascituro nel grembo al momento dell’assunzione del farmaco abortivo.
Un bambino che per cause naturali nascesse prematuro alla trentesima settimana di gravidanza avrebbe il 95% di probabilità di sopravvivere, svilupparsi e crescere normalmente.
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