Una Corte d’Appello degli Stati Uniti ha stabilito il 1° dicembre 2025 che il Procuratore Generale di New York, Letitia James, non può impedire ai centri di gravidanza pro-vita di promuovere l’inversione della pillola abortiva (APR), confermando un’ingiunzione preliminare per motivi di libertà di parola. La decisione protegge i diritti dei centri ai sensi del Primo e Quattordicesimo Emendamento di condividere informazioni motivate religiosamente e moralmente sull’uso del progesterone per contrastare gli effetti del mifepristone, la prima pillola in un regime di aborto chimico. Questa vittoria blocca i tentativi di James di mettere a tacere le opzioni a favore della vita per le donne che si pentono delle loro decisioni sull’aborto. Il caso è nato dalla causa di James contro quasi una dozzina di centri di gravidanza in crisi, accusandoli di fuorviare le donne ai sensi delle leggi sulla protezione dei consumatori, propagandando l’APR come efficace.
Rappresentati dalla Thomas More Society e dall’Alliance Defending Freedom (ADF), i centri hanno sostenuto che tali restrizioni violano le protezioni costituzionali. Il Consigliere Senior dell’ADF Caleb Dalton ha elogiato la sentenza, sottolineando che le donne hanno salvato con successo i loro bambini tramite l’APR, enfatizzando l’importanza dell’accesso a queste informazioni potenzialmente salvavita. Il collegio di tre giudici ha confermato l’ingiunzione del tribunale di grado inferiore, respingendo l’appello di James e consentendo ai centri di continuare a discutere trattamenti sicuri ed efficaci a base di progesterone per l’inversione, se la seconda pillola abortiva, il misoprostol, non è stata assunta.
Il tribunale ha sottolineato che la libertà di espressione dei centri è protetta, contrastando gli sforzi per censurare la difesa pro-vita. Questo segue il modello di James di prendere di mira i pro-vita, inclusa un’ingiunzione del 2023 contro Red Rose Rescues e un tentativo fallito nel 2024 di spostare contenziosi correlati. L’inversione della pillola abortiva affronta i pericoli degli aborti chimici, dove il mifepristone blocca il progesterone necessario per la gravidanza e il misoprostol espelle il bambino. I sostenitori pro-vita notano che l’APR può intervenire efficacemente in tempo, salvando vite in mezzo ai crescenti rischi di aborti a domicilio, come dimostrato dall’esperienza di quasi morte di una donna canadese a causa di complicazioni della pillola.













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