Last updated on Luglio 30th, 2020 at 04:01 am
Una grande vittoria strategica. La Commissione Europea (CE) ha riaperto l’ufficio dell’Inviato speciale per la promozione della libertà di religione o di credo fuori dall’Unione Europea. Per contribuire a questo risultato l’International Organization for the Family e “iFamNews” hanno promosso una propria petizione raccogliendo migliaia di firme che sembrano aver fatto la differenza.
La notizia è stata data dal greco Margaritis Schinas, vicepresidente della Commissione Europea (CE), che lo ha annunciato su Twitter, aggiungendo che questa «nomina, di prossima formalizzazione, mostra la nostra determinazione a garantire che i diritti di TUTTE le fedi e credenze siano rispettati in tutto il mondo».
L’ufficio dell’Inviato speciale è stato istituito il 6 maggio 2016, in ottemperanza alla richiesta avanzata dal Parlamento Europeo attraverso la Risoluzione del 4 febbraio 2016 che ha inteso rispondere ai massacri delle minoranze religiose in Iraq e in Siria perpetrati dal gruppo terroristico noto come ISIS.
Quell’incarico è stato dunque ricoperto dallo slovacco Figel’, che era già stato Commissario europeo oltre che ministro dei Trasporti nel proprio Paese, il quale lo ha onorato brillantemente fino al dicembre 2019, data in cui il suo mandato è scaduto.
Le organizzazioni che in Europa hanno a cuore la libertà di religione hanno quindi immediatamente rivolto petizioni al presidente della Commissione Europea (CE), Ursula von der Leyen, per chiedere di conferire un nuovo mandato a Figel’.
Tra le petizioni inviate, “iFamNews” ne ha predisposta una propria che ha raccolto le firme di migliaia di lettori, del tutto convinti di quanto la lotta per la libertà religiosa nel mondo sia preziosa.
Ma il 4 giugno la CE ha risposto, scrivendo all’International Religious Freedom Roundtable a Bruxelles, per dire che non solo Figel’ non sarebbe stato riconfermato, ma anche che l’ufficio stesso dell’Inviato speciale veniva cancellato, aggiungendo in modo vago che la missione di quell’ufficio sarebbe stata perseguita in altri modi.
Come ho scritto il 19 giugno, è parso proprio che della libertà religiosa nel mondo all’Unione Europea non interessasse nulla.
Il gioco è sembrato insomma finito. All’improvviso, però, il caso si è riaperto quando tre importanti leader religiosi tedeschi hanno rivolto un nuovo appello alla von der Leyen: il presidente della Conferenza dei rabbini europei, Pinchas Goldschmid, il presidente del Consiglio centrale dei musulmani in Germania, Aiman Mazyek, e la figura di maggiore livello del cristianesimo ortodosso in Germania, il metropolita Augustinos. L’edizione in lingua italiana di “iFamNews” ha raccontato questa novità proprio oggi, domandandosi se per caso da questa iniziativa potesse mai venire qualcosa e francamente nutrendo qualche dubbio. Ma eccoci qui!
Sì, è una grande vittoria, e noi ne siamo parte. Voi, i nostri fedeli lettori di “iFamNews”, potete essere orgogliosi: l’avete resa possibile.
Voi e io sappiamo che la battaglia per la libertà religiosa è fondamentale. La libertà religiosa è un diritto umano basilare. È anche il primo diritto politico di ogni essere umano.
Infatti il concetto di libertà religiosa non riguarda solo la libertà di credo personale, ma contempla pure, inseparabilmente, il diritto di vivere e di comportarsi pubblicamente in base alla fede. Pertanto, oltre a essere fondamentale in sé, la libertà religiosa è la chiave che garantisce altri diritti, quali il diritto di difendere la vita innocente dal concepimento alla morte naturale, di proteggere il matrimonio e la famiglia naturale, di preservare la libertà di educazione appannaggio delle famiglie, di garantire la libertà di parola e di consentire intraprese che si fondino sulla vita e sulla famiglia.
Se infatti non si possono opprimere le persone in ragione del credo che professano, e se le persone godono del diritto di vivere secondo la propria fede, nessuno Stato e nessuna agenzia potrà ostacolare le altre libertà sociali e politiche che conseguono alla fede professata da quelle persone. Non lo si ripeterà mai a sufficienza: la battaglia per la libertà religiosa è un punto nodale. Non è un appello al relativismo, alla semplice libertà di coscienza e all’amoralità. È il diritto fondamentale alla verità che è inscritto nella natura umana. “iFamNews” e il suo editore, la IOF, si felicitano per questa grande vittoria ottenuta a Bruxelles, in cui noi e voi ‒ diciamolo con orgoglio ‒ abbiamo svolto un ruolo sostanziale.
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