La Stonewall è un’organizzazione britannica attiva nelle scuole, nelle università, nelle aziende e negli enti pubblici, dove si adopera per allargare sempre più gli spazi dell’ideologia gender imposta dall’ortodossia LGBT+.
A dire il vero, durante lo scorso anno numerose realtà che avevano aderito al programma «Diversity Champions», gestito dalla Stonewall e progettato per aiutare le aziende a diventare più “inclusive” e «[…] per garantire che tutto il personale LGBT+ sia accettato senza eccezioni sul posto di lavoro», si erano sfilate dal capestro interrompendo la collaborazione, al fine di garantire davvero ai lavoratori condizioni di imparzialità. Fra queste la Commissione per l’uguaglianza e i diritti umani, il Gabinetto del governo britannico, l’Office for Standards in Education, Children’s Services and Skills (OFSTED), l’autorità di regolamentazione dei media del Regno Unito (OFCOM) e l’emittente televisiva nazionale BBC.
Non è andata così bene a 700 fra infermiere e ostetriche che si sono rivolte al Nursing and Midwifery Council (NMC), l’autorità di regolamentazione professionale britannica appunto per il settore infermieristico e ostetrico, chiedendo che fosse abbandonato il progetto della Stonewall cui l’ente aderisce, imponendo perciò analoga adesione al personale associato: l’NMC infatti ha rigettato la richiesta.
Le ragioni di tale appello da parte del personale sanitario sono più d’una. Il programma della Stonewall, per esempio, prevede che sia garantito l’accesso ai reparti ospedalieri non in base al sesso biologico del paziente, bensì in base alla «identità sessuale percepita», semplicemente dichiarata, anche senza alcuna «transizione» di tipo ormonale e chirurgico. L’erosione degli spazi per le sole donne si fa così sempre più compiuta. Si è già riferito di quanto questa posizione sia insostenibile nelle scuole, nelle carceri, nel mondo dello sport, ma essa appare particolarmente odiosa se la si vede applicata in una stanza d’ospedale, in condizioni spesso di particolare delicatezza e fragilità.
Nel suo programma, inoltre, la Stonewall richiede la sostituzione della parola «madri» con il termine considerato neutro rispetto al genere di «genitore che ha partorito», condizionando così fortemente la libertà di espressione del personale.
Come riferisce un articolo pubblicato sul sito web del quotidiano britannico Daily Mail, infatti, «le infermiere e le ostetriche che hanno firmato l’istanza sostengono che l’affiliazione dell’NMC con la Stonewall abbia ostacolato la loro capacità di parlare in favore dei diritti delle pazienti di sesso femminile, poiché sono vincolate dall’obbligo professionale».
Il Nursing and Midwifery Council, però, ha ribattuto che, semplicemente, il programma è finalizzato «a supportare il personale LGBT+ e non influenza il lavoro», pertanto non intende sospenderlo.
Giustamente, per altro, ostetriche e infermiere che versano all’NMC la quota di adesione annua di 120 sterline ciascuna si chiedono che fine faccia il proprio denaro, e vorrebbero essere certe che non finisse per finanziare quello che definiscono senza mezzi termini un «lobbying group». Le organizzazioni che aderiscono al «Diversity champions» infatti versano migliaia di sterline per partecipare al programma, per poter utilizzare loghi e materiali promozionali della Stonewall e accedere alla formazione considerata necessaria per rendere i luoghi di lavoro LGBT+ friendly.
L’NMC, che conta 750mila iscritti, si difende riconoscendo che vi è sì interesse per le posizioni “politiche” di Stonewall, ma insistendo sul fatto che l’appartenenza al programma non ha influenzato il proprio ruolo normativo. L’NMC ribadisce anche, con due terzi della forza lavoro infermieristica e ostetrica composta da donne, il proprio impegno a proteggere sia le donne sia i diritti delle persone transgender.
Le infermiere e le ostetriche che hanno firmato la richiesta non concordano affatto e hanno ricevuto l’appoggio di Women’s Place UK, un’organizzazione femminista nata nel 2017 per opporsi al Gender Recognition Act, che nel Regno Unito regolamenta dal punto di vista del diritto la questione del gender, e che a propria volta dissente fortemente con la posizione espressa dall’NMC e soprattutto da Stonewall, che penalizza le donne una volta di più.