La Corte d’appello federale del Quinto circuito, che ha sede in Louisiana, ha rimesso alla Corte Suprema del Texas, lo «Stato della stella solitaria», un ricorso contro la legge salvavita entrata in vigore in Texas il 1° settembre, cioè la «Senate Bill 8» (S.B. 8), una legge dal potenziale dirompente che vieta l’aborto quando sia percepibile il battito cardiaco del bimbo che vive nel grembo materno, ovvero attorno alla sesta settimana di vita del piccolo.
Il ricorso era stato presentato in dicembre da alcune strutture dello «Stato della stella solitaria» in cui si praticano aborti e che la questione tornasse alla Corte Suprema del Texas era proprio ciò che il Texas pro life auspicava.
La decisione, assunta da un collegio formato da tre giudici con un voto di 2-1, è una vittoria per il Texas pro life. Il fronte filoaborto, infatti, sperava che il caso potesse tornare a una corte di rango inferiore come quella che già una volta aveva, e immediatamente, bloccato l’entrata in vigore della legge lo scorso anno.
In novembre la Corte Suprema federale di Washington non è intervenuta, come invece il fronte filoabortista sperava, per bloccare la «SB 8», pur appunto consentendo ai fornitori di pratiche abortive di quello Stato a perseguire ricorsi tramite l’iter ordinario, rivolgendosi dapprima a corti federali inferiori. Il che significa una cosa sola. La partita è tutt’altro che chiusa e il la breccia che il Texas ha aperto nel conformismo filoabortista statunitense si allarga. Il muro di morte può, cioè, davvero crollare.
Commenti su questo articolo