«Verso un genocidio dei Cristiani in Nigeria», questo il titolo della conferenza che si è tenuta ieri a Bruxelles, promossa dall’inter-gruppo parlamentare per la libertà religiosa, co-presieduto dall’italiano Carlo Fidanza. Perché l’intento genocidario è quanto traspare dalle vicende del Paese africano affacciato sul Golfo di Guinea, vicende tribolate, per usare un eufemismo quasi crudele.
In Nigeria «emerge sempre più l’incapacità o la scarsa volontà del governo guidato da Muhammadu Buhari di garantire l’incolumità delle comunità cristiane, c’è chi dice addirittura allo scopo di favorire l’islamizzazione del Paese». Parole pesanti, che recano dritte a una conclusione, cioè alla necessità di «intensificare l’azione della comunità internazionale per fermare questa strage. A livello europeo è necessario prevedere dei meccanismi di condizionalità che vincolino gli ingenti stanziamenti UE per i progetti di cooperazione verso i Paesi terzi al concreto impegno e per la difesa della libertà religiosa e dei diritti delle minoranze contro ogni fondamentalismo».
Durante i lavori, è stato possibile ascoltare anche a Bruxelles la testimonianza di Jude Ayodeji Arogundade, vescovo di Ondo, uno degli Stati a maggioranza cristiana più colpiti dagli attacchi dei gruppi islamisti e teatro dell’ultima azione, che ha visto l’uccisione di più di 40 fedeli nella chiesa di San Francesco di Owo ad opera delle milizie fulani, in origine pastori e nomadi di religione islamica.
Le incursioni dei pastori fulani, però, che si muovono anche, ma non solo, per impadronirsi dei terreni che i nigeriani cristiani tentano disperatamente di dedicare all’agricoltura, sono solo un aspetto della grave persecuzione patita dai cristiani di laggiù e sarebbe sbagliato farne una questione esclusivamente di spazi e di economie.
«In Nigeria», ricordano gli organizzatori della conferenza di ieri, «vivono poco più di 98 milioni di cristiani, che rappresentano quasi la metà dei 211,5 milioni di abitanti del Paese, ma in 12 anni, dal luglio 2009 all’agosto 2021, 43mila cristiani sono stati uccisi a colpi di arma dagli jihadisti e dai loro collaboratori in Nigeria».
«Si stimano 17.500 chiese e più di 2mila scuole cristiane attaccate», continuano, «10 milioni di cristiani del Nord allontanati dalle proprie case e 6 milioni costretti a fuggire per evitare di essere uccisi, più di 500 comunità cristiane nel Nord della Nigeria saccheggiate e conquistate dagli jihadisti. Alle azioni terroristiche di Boko Haram e dell’ISWAP (sezione nigeriana dell’ISIS), si sono aggiunte le incursioni dei pastori fulani che mirano a sradicare la presenza cristiana in quelle zone, impadronendosi dei terreni».
Risale solo a due mesi fa la tragedia di Deborah Yakubu, la studentessa cristiana giovanissima, lapidata e data alle fiamme a Shokoto da alcuni compagni del college, con l’accusa di avere «bestemmiato Maometto».