Last updated on Febbraio 15th, 2020 at 12:17 am
Influencer, chi sono costoro? “IFamNews” ha già iniziato ad occuparsi di questo tema tutto post-moderno: i ragazzi (e non solo loro) possono quotidianamente accedere a quantità incommensurabili di video, audio, foto e meme che veicolano messaggi di ogni genere. Questo dentro una fruizione per lo più personale – solitaria –, senza che dunque si possa generare alcun contraddittorio, né alcun dialogo in qualche modo utile.
Che i giovani vadano alla ricerca di pareri, opinioni, esperienze, pescando al di fuori dello stretto alveo familiare appare quasi fisiologico. Un bimbo della scuola materna afferma con sicurezza: “È vero, me l’ha detto il mio papà!”. Già alle elementari l’affermazione “L’ha detto la maestra” risuona come pietra tombale a chiusura di qualsiasi opinione differente (fosse anche della mamma). Con il tempo le risposte ai dubbi e alla curiosità naturale verso la realtà – sempre più complessa, e insieme affascinante, da affrontare – un adolescente andrà a cercarle altrove. Il tradizionale luogo di confronto è “il gruppo dei pari”, degli amici, spesso orientato a seguire l’una o l’altra “moda” del momento. Oggi, però, ci sono loro, gli influencer, che senz’alcun contatto “reale” sono in grado di pervadere la quotidianità dei ragazzi, costantemente connessi. Alcuni di loro risultano familiari quanto – o forse più – di un parente o del vicino di casa. Le loro opinioni sono del resto così semplici da accettare e da condividere. Finché l’argomento riguarda l’ultimo taglio di capelli di grido o le sneaker di turno must have, il disagio è principalmente economico – mai che “influenzino” in direzioni low cost – o addirittura estetico (a volte non si possono guardare), ma sopportabile. Altro è se un famosissimo (ex) rapper – qual è la sua ultima canzone? –, famosissimo principalmente per la donna che è riuscito ad accalappiare (un tempo si diceva “ha attaccato il cappello al posto giusto”), pretende di discettare di disobbedienza civile, bioetica ed eutanasia.
Fedez, Cappato e l’embrione “scomparso”
Fedez, il marito più famoso d’Italia, quello che, lui sì, è capace di stare “un passo indietro” quasi “come una donna”, in un podcast intitolato Muschio Selvaggio – che conduce insieme allo youtuber Luis Sal –, affronta gli argomenti più disparati, con un seguito impressionante: primo posto nella classifica per tendenza di ascolti.
Nel video pubblicato il 3 febbraio ospite della trasmissione è Marco Cappato, tesoriere dell’Associazione Luca Coscioni, recentemente assolto nel processo per aiuto al suicidio in relazione alla morte di Dj Fabo. Nel corso dell’intervista Cappato insegna alle giovani generazioni che i “disobbedienti” rispondono anzitutto alla propria “coscienza”, definita «un fatto totalmente soggettivo». Questo giustifica la disobbedienza «ad una legge nazionale scritta perché ne invoca una “superiore” magari proprio a livello internazionale».
Si parla dunque di libertà di ricerca scientifica, tema molto caro all’ospite. Enfatizzando, con aria di sufficienza, l’incredulità perché la sperimentazione su cellule staminali embrionali «in Italia è vietata», Cappato, Fedez e compagni sbeffeggiano «la legge italiana» che «questi embrioni li tratta come delle persone». Fedez, scodinzolando come un cagnolino, non fa che assentire ai giudizi di Cappato, sottolineandone le parole: questa legge in Italia è in vigore «per motivi etici…», addirittura c’è chi pensa che gli embrioni siano «esseri viventi, ma pensa te!». Ma va là! Cappato richiama: «Attenzione, gli embrioni non sono dei feti, gli embrioni non si vedono, ad occhio nudo non si vede un embrione, è la prima unione delle prime ore di cellule. Tra l’altro, questi embrioni vengono buttati via, cioè, gli embrioni che avanzano dalla fecondazione assistita […] questi embrioni vengono per la legge italiana buttati, cioè conservati fino a quando marciranno da soli». Il che non appare raccapricciante in sé, il problema è lo “spreco”: in quest’ottica il “coraggioso” gesto di cui Cappato si fregia esser stato protagonista è proprio l’invio di embrioni surgelati in Svezia, così che potessero essere usati per la ricerca.
La trasmissione evolve poi su altre tematiche “forti”: eutanasia, aborto, liberalizzazione delle droghe. Fedez incalza: «il segreto sta sempre nel cercare di mettere il focus del dibattito su questi argomenti […] di rendere interessanti argomenti a cui la gente non si appassionerebbe» perché affinché vengano presi in considerazione da chi “cambia le leggi” è necessaria una «sollevazione popolare». In fondo «la disobbedienza civile è creatività» e gli osannati “moti popolari spontanei” (sic) dovrebbero essere «aiutati dalla tecnologia a relazionarsi con le istituzioni». Niente di nuovo sotto il sole: ogni battaglia contro la vita segue la medesima tattica, la verità non conta, conta la capacità di assicurarsi sostenitori, follower, manipolandoli al fine di «riorganizzare la “cosa” umana».
Una doverosa postilla: dicesi embrione umano «quell’organismo che si sviluppa come zigote e mantiene il nome di embrione fino a quando lo sviluppo degli organi diviene completo […]. Una volta formatosi, lo zigote, che possiede un genoma completo, inizia ad assumere le caratteristiche dell’organismo umano. Sviluppa un metabolismo basale, si rapporta con l’ambiente esterno, modificando le proprie risposte metaboliche in relazione a esso, si accresce e si rigenera». Alla fine del suo sviluppo è lungo quasi 2,5 cm. Eppure tra gli individui seduti al “tavolo triangolare” di Muschio Selvaggio almeno uno si è sicuramente commosso di fronte all’ecografia che mostrava un “patatino” o un “raviolino”, come veniva soprannominato. Avendolo visto, ed essendo suo figlio, non ha dubitato del suo stato di “essere vivente”. C’è chi non ha bisogno di vedere per riconoscere la dignità di ogni nuova vita, dall’istante esatto del suo concepimento fino alla conclusione naturale della sua esistenza. Indipendentemente dai like che è in grado di acchiappare.
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