Sarebbe stato, questo, il fine settimana in cui Milano avrebbe accolto «Un sogno chiamato bebè», la fiera dedicata alle tecniche di aiuto alla fertilità e alla fecondazione assistita che nei fatti, come già accaduto nelle edizioni precedenti svolte in altri Paesi, avrebbe finito per pubblicizzare anche l’«utero in affitto». «Utero in affitto» che è illegale in Italia in base alla Legge 40/2004, e anzi in via di divenire reato universale, perseguibile anche se commesso all’estero, come dal testo base della proposta di legge a firma di Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia (FdI), adottato il mese scorso dalla Commissione Giustizia della Camera.
«iFamNews» ha seguito con attenzione fin dall’inizio la vicenda della fiera, contrastata nel Consiglio comunale dai partiti di Centrodestra all’opposizione, che hanno presentato numerose mozioni, preoccupati dal messaggio anche di illegalità, al di là dei princìpi etici violati dalla cosiddetta «maternità surrogata», che le istituzioni avrebbero veicolato.
Per la verità anche all’interno della Sinistra milanese in Consiglio vi sono state voci contrarie, come dimostra il convegno contro l’«utero in affitto» che si è tenuto ieri nel capoluogo lombardo, in cui si sono confrontate alcune donne appartenenti al Partito Democratico (PD), di area cattolica, ed esponenti del mondo femminista milanese.
Quasi all’ultimo, in ogni caso, la manifestazione è stata annullata. Lieti di poter dedicare il week end alle attività preferite, almeno provvisoriamente, invece di preoccuparsi per le violazioni palesi alla dignità della donna e del bambino, trattati entrambi come merci, da usare, vendere e comprare, ci si interroga però sulle motivazioni che avrebbero portato gli organizzatori a rimandare l’evento, pare al 2023.
«Sono sollevato in ogni caso e quale ne sia il motivo», commenta per «iFamNews» Matteo Forte, consigliere dell’opposizione (Milano Popolare), docente di storia e filosofia. «Ci si è fatti qualche idea sul perché abbiano cancellato la fiera. Una di queste, è che a causa del conflitto in atto non avrebbero potuto presenziare alcuni dei “fornitori”, vale a dire quelle organizzazioni che fanno base in Ucraina per questo “mercato dei corpi”, che sfrutta la compravendita della maternità per soddisfare il desiderio di qualcuno». Le notizie dei piccoli e delle mamme rinchiusi nei bunker, in attesa di incontrare le coppie che hanno “commissionato” i bimbi, infatti, hanno fatto il giro del web sin dall’inizio del conflitto, il 24 febbraio.
Accoglie con sollievo la notizia anche il consigliere Deborah Giovanati (Lega), che a suo tempo ha presentato la mozione, approvata in aula, con cui chiedeva al Comune di prendere posizione sulla violazione paventata dell’articolo 12 della Legge 40, che vieta la promozione dell’«utero in affitto» in quanto reato. «Mi fa piacere che la manifestazione sia stata annullata, spero non sia stata solo rimandata. All’anno prossimo, come indicava il sito web dell’organizzazione promotrice. Questa sensazione di “per ora”, purtroppo, si avverte. Viviamo in una città in cui si percepisce da parte di qualcuno una spinta alla mercificazione del corpo femminile, nella logica della “maternità surrogata”, che non rispetta i diritti delle donne e dei bambini a favore di chi impone invece logiche diverse. Tutta l’ideologia LGBT+ di cui la Sinistra si fregia porta a questo, basti pensare alla questione della fiera del turismo LGBT+, in previsione per l’autunno. Sembra risolversi tutto in questioni di denaro, l’etica viene ignorata».
Anche il consigliere Chiara Valcepina (FdI) si dice sollevata dell’annullamento della manifestazione, ma vorrebbe vederci chiaro. Dopo aver presentato una mozione articolata e dettagliata contro la fiera che il Consiglio comunale non ha voluto approvare, e prima ancora una mozione per sensibilizzare l’amministrazione nell’ottica di rendere la «maternità surrogata» reato universale, il consigliere Valcepina conclude: «Mi chiedo, sinceramente, a fronte anche delle tante mozioni che abbiamo presentato e che in qualche modo impegnano comunque il sindaco e la Giunta, se e cosa è stato fatto. Vi è stata diligenza da parte dell’ente? Oppure no? Perché il sindaco Giuseppe Sala non si impegna sulla questione dell’”utero in affitto”? Vorrei che lo facesse, e lo proporrò. Vorrei che Milano si dichiarasse apertamente contro la “maternità surrogata” e che eventi che la favoriscano siano classificati da subito come “non grati”. Mi pare che si strizzi sempre l’occhio a certe istanze, quelle LGBT+, talvolta esplicitamente ma sempre in modo più fumoso. Occorre invece fare chiarezza, dire in modo esplicito, in due righe nette, che Milano è contro l’”utero in affitto” e a favore della vita nascente».