A Milano si avvicinano le date (21-22 maggio) dell’evento Un sogno chiamato bebè. La controversa “fiera della fertilità” illustrerà varie tecniche di fecondazione artificiale ed è confermato che (fanno testo le edizioni precedenti svoltesi all’estero) farò propaganda alla surrogacy, anglicismo eufemistico dietro al quale si nasconde il reato dell’«utero in affitto», pratica che in Italia è illegale. L’opposizione di Centrodestra nel Consiglio comunale di Milano si è mostrata compatta nella difesa della legalità, come dimostrato dall’impegno di consiglieri quali Chiara Valcepina (Fratelli d’Italia), Matteo Forte (Milano Popolare) e Deborah Giovanati (Lega). Proprio la Giovanati ricordato ad «iFamNews» che la mozione da lei presentata, e approvata dal Consiglio, andrà rispettata con tutti i mezzi possibili.
Dottoressa Giovanati, facciamo il punto della situazione su mozioni, interrogazioni e ordini del giorno assunti al Consiglio comunale di Milano contro l’«utero in affitto».
C’è un’interrogazione presentata a ridosso dell’ufficializzazione delle date della fiera. Da parte mia, ho presentato una mozione, che è stata poi approvata, in cui chiedo al Comune di prendere posizione sulla paventata violazione dell’articolo 12 della Legge 40/2004, articolo che vieta la promozione proprio dell’«utero in affitto» appunto perché reato. L’ho fatto sapendo quanto avvenuto delle edizioni precedenti della fiera, svoltesi all’estero: in particolare nell’edizione allestita a Parigi sono state presenti le principali aziende che praticano la surrogazione. Adesso, dopo l’approvazione della mia interrogazione, sto vigilando affinché la Giunta si attenga alle indicazioni ivi contenute, mobilitando le forze dell’ordine in caso di violazione delle norme.
Una prima mozione lei l’aveva già presentata a novembre, ma era stata respinta. Come sono andate le cose allora?
Avevo presentato la prima mozione in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne del 25 novembre. Si fa molta retorica su questo tema, mentre la «maternità surrogata» – che io preferisco chiamare «utero in affitto» – è una vera forma di schiavitù moderna. In quell’occasione l’«assessora» (lei si fa chiamare così…) ai Servizi civici e generali, Gaia Romani, mi ha apostrofato, dicendo che l’espressione «utero in affitto» era «degradante». Io, però, ritengo che le cose debbano essere chiamate xcon il nome che hanno e, in effetti, è proprio vero che si tratti di una pratica degradante. La mia mozione denunciava la compravendita dei bambini: nessun essere umano può essere oggetto di compravendita, tantomeno prima della nascita. In quell’occasione mi bocciarono la mozione e così emerse chiaramente la posizione di alcuni consiglieri che, in rappresentanza del mondo LGBT+, hanno descritto l’«utero in affitto» come uan realtà da promuovere. La componente “arcobaleno” del Consiglio comunale non è mai stata così numerosa e attiva come in questa consiliatura. Devo ammettere, però, che in quell’occasione la componente cattolica del Centrosinistra si è fatta sentire: certo, avrei auspicato un po’ più di coraggio da parte loro ma quanto meno, grazie a loro, il voto del Partito Democratico non è stato monolitico.
A distanza di poco più di tre mesi dalla sua prima mozione il Consiglio Comunale ha però votato favorevolmente alla seconda. Cosa ha spinto parte della maggioranza a cambiare idea?
Il voto favorevole è stato giustificato non tanto come condanna in sé della pratica dell’«utero in affitto», quanto per una questione di rispetto della Legge 40, nonostante quest’ultima sia stata smantellata a suon di sentenze dai tribunali e sia stata sempre osteggiata dalla Sinistra. In ogni caso continuerò a vigilare sul rispetto della mia mozione, visto che non tutto quello che il Consiglio delibera, viene poi adempiuto dalla Giunta.
La fiera comunque si avvicina. Come si sta organizzando l’opposizione?
Nella mozione abbiamo previsto che siano mobilitate le forze dell’ordine e tutte le autorità pubbliche a garanzia del rispetto della legge. Pertanto, sulla scorta di quanto è stato deliberato, nell’ambito della fiera, non potranno esserci, né stand, né pubblicità, né marchi, né convegni di soggetti che praticano l’«utero in affitto» nel mondo. Ci aspettiamo che la Giunta mantenga questo impegno. Come consiglieri siamo tenuti a richiamare l’attenzione su questo problema, impiegando tutte le nostre forze affinché la legge non sia violata. L’assessore alla Sicurezza, Marco Granelli, è piuttosto sensibile al tema, quindi voglio avere fiducia. Se però le cose dovessero andare diversamente, saremo pronti a denunciare la cosa.
Chi mi conosce sa benissimo qual è la mia posizione sull’utero in affitto, che coincide perfettamente con la posizione della Lega: no alla compravendita dei bambini, no allo sfruttamento delle donne. In questo tempo di guerra, stiamo venendo a conoscenza di tante donne ucraine rinchiuse nei bunker per partorire bambini comprati da persone ricche. È un inferno nell’inferno… Una donna che si presta ad affittare il suo utero, evidentemente lo fa per ragioni di povertà economica. I fondamenti di una civiltà non possono prescindere dal rispetto della dignità umana e, in particolare da come vengono trattati i bambini e i più deboli.
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