Messico, dopo aborto e «nozze» gay, anche l’eutanasia

Alcuni deputati di Morena promuovono la «morte medicalmente assistita» in tutto il Paese

Image from Canal del Congreso official website

Last updated on Ottobre 13th, 2022 at 02:39 am

Nientemeno che un’intera settimana, tutta dedicata all’eutanasia.

Accade in Messico, dove la Camera dei deputati ha ospitato, da lunedì 20 a venerdì 24 giugno, la «Semana Nacional de la Eutanasia», una serie di conferenze e dibattiti fra legislatori, accademici ed esperti a vario titolo, finalizzati esplicitamente ad aprire la strada a una legislazione che disciplini il «suicidio assistito» per i malati terminali.

«Organizzata da Emmanuel Reyes Carmona, parlamentare del [Movimento Rigenerazione Nazionale] Morena, e a capo della commissione per la Salute», scrive il quotidiano Mexico News Daily, «la conferenza, della durata di una settimana, è un’opportunità per i suoi sostenitori di perorare la causa a favore di leggi in materia di problemi di fine vita e per introdurre l’opzione del “suicidio assistito” e dell’eutanasia a livello nazionale».

Attualmente, infatti, né «suicidio assistito» né eutanasia sono legali nel Paese, ma già dal 2008 alcuni Stati dell’Unione messicana, con in testa la capitale Città del Messico, seguita a ruota dagli Stati di Aguascalientes e Michoacán, consentono ai malati terminali di rifiutare i farmaci e qualsiasi altro trattamento medico di prolungamento della vita, con quella che viene definita «eutanasia passiva». Qualora il paziente fosse incosciente, tale diritto è esteso ai familiari.

Analogamente a quanto accade per l’aborto e per le “nozze” fra persone dello stesso sesso, gli Stati si gestiscono in maniera differente e autonoma, né è vietato che le persone si spostino da una parte all’altra dell’Unione per abortire, per “sposarsi” o per morire.

Il paragone con l’aborto compare nelle parole di Reyes Carmona, «l’eutanasia non è legale proprio come l’aborto. L’aborto nel nostro Paese è bandito [a livello federale] e tuttavia continua ad essere praticato [in alcuni singoli Stati]. Credo che anche se l’eutanasia non è regolamentata in questo Paese, la pratica continui», ha affermato, aggiungendo che essa dovrebbe essere «un’opzione per qualsiasi malato terminale che desideri morire con dignità».

Ne fa una questione economica Paulina Rivero Weber, ricercatrice nella facoltà di Medicina dell’Università Nazionale Autonoma (UNAM), che ha definito la legislazione sul fine vita «una questione di equità». Poiché i cittadini messicani più facoltosi possono comunque accedere all’eutanasia spostandosi altrove o «[…] raggiungendo un accordo con un amico medico per far eseguire la procedura in un ospedale privato senza problemi», sarebbe questo un motivo sufficiente per forzare la coscienza dell’opinione pubblica messicana, largamente contraria, ed estendere a tutti e a tutto il Paese il “diritto” di morire.

Exit mobile version