Last updated on Ottobre 13th, 2022 at 02:39 am
Dayanny Marcelo e Mayela Villalobos si sono “sposate” pochi giorni fa a Città del Messico, nel corso di una cerimonia di massa che ha visto le “nozze” cumulative di un centinaio di coppie, come loro, omosessuali.
Dove risiedono abitualmente, ad Acapulco, nello Stato di Guerrero, il “matrimonio” fra persone dello stesso non è ammesso, pertanto hanno deciso di percorrere i 380 chilometri che dividono la loro città dalla capitale per approfittare della celebrazione pubblica organizzata dall’amministrazione di Città del Messico nel contesto del mese del «Pride» LGBT+.
I media titolano a caratteri cubitali che l’intera operazione costituirebbe una sfida alla discriminazione e uno dei più grandi successi della comunità LGBT+ messicana.
Attualmente, il “matrimonio” same sex è consentito in 27 dei 32 Stati che compongono l’Unione messicana, confermato in due occasioni dalla Corte Suprema del Paese, e una volta celebrato deve comunque essere riconosciuto in tutto il Messico, anche dove non sia ammesso. In alcune giurisdizioni, fra cui la capitale, prevede anche l’adozione di minori da parte delle coppie così unite.
Mariaurora Mota, leader della Coalizione Messicana LGBT+, ha affermato che «il movimento sta ancora lavorando per garantire in tutto il Messico il diritto a cambiare la propria identità, avere accesso all’assistenza sanitaria e alla sicurezza sociale e per consentire ai minori transessuali di cambiare genere sui certificati di nascita».
Image source: Mexboxeo-bandera – opera propria, CC BY-SA 4.0
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