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Lo scempio dell’aborto europeo. I Paesi record

In Francia si abortisce di più. Inghilterra e Galles raggiungono i propri record. Germania e Spagna seguono

Luca Volontè di Luca Volontè
13/03/2020
in Vita
323
Reading Time: 5 mins read
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La marcia per la vita a Parigi nel 2019. Image from Google Images

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Last updated on marzo 16th, 2020 at 01:09 pm

Una ricerca comparativa effettuata dal sito evangelicale di notizie e di commenti Evangelical Focus fotografa la grave situazione dello stato dell’aborto in Europa.

Le leggi sull’interruzione volontaria della gravidanza variano notevolmente tra i 28 Stati membri dell’Unione Europea (UE): dal divieto assoluto di Malta si passa, in tutti gli altri Paesi europei, a consentirlo solo a determinate condizioni, a imporre restrizioni o a permettere alle donne di scegliere. Secondo Eurostat, l’Ufficio statistico della UE, oltre la metà degli Stati membri registrerebbe però un graduale declino degli aborti nel corso dell’ultimo decennio. Ma è un’illusione ottica: è l’effetto indotto dalla diffusione delle pillole killer, le cosiddette “pillole del giorno dopo”, o “dei giorni dopo”, ovvero farmaci abortivi fai-da-te che rendono impossibile quantificare materialmente il numero di aborti provocati.

I Paesi con il più alto numero di aborti, rileva Evangelical Focus, sono Francia, Inghilterra, Galles, Germania e Spagna, dove, nel solo 2018, ne sono stati praticati 622.480. Tutti questi Paesi sono peraltro ben al di sotto del tasso di sostituzione, ovvero il valore che consente il ricambio naturale impedendo la diminuzione della popolazione. I numeri più alti in termini assoluti sono quelli di Francia, Inghilterra, Galles e Germania, che peraltro restano sostanzialmente invariati, con l’Inghilterra e il Galles che raggiungono, nel 2018, il proprio massimo.

Francia

Il Paese con il maggior numero di aborti è la Francia, che nel 2018 ne aveva eseguiti 224.300, portando il tasso dell’aborto francese a 0,56 per donna, invariato rispetto ai livelli del 2013 e 2014.

La maggior parte degli aborti (209.500) è stato praticato nelle regioni metropolitane. Le donne dai 20 ai 29 anni rimangono in cima alla lista, con un tasso di 27 aborti per mille donne in tutto il Paese. In giugno il Senato ha però fatto un passo indietro rispetto alle proposte di modifica della legge attuale, miranti a estendere la possibilità di abortire sino alla 14esima settimana rispetto alla 12esima attuale. In Francia, come nel resto del continente europeo, prosegue però inarrestabile la diminuzione delle nascite; e così il Paese europeo più ammirato per le politiche fiscali familiari, dopo i tagli drastici introdotti dai governi retti da François Hollande e da Emmanuel Macron, si avvia al declino.

Inghilterra e Galles

Evangelical Focus riferisce che, secondo l’Ufficio per le statistiche nazionali della Gran Bretagna (Office for National Statistics, ONS), nel 2018 il 24% delle gravidanze di donne residenti nei due Paesi è terminata in aborto: è la percentuale più alta da quando, nel 1967, il Regno Unito ha legalizzato l’interruzione volontaria di gravidanza. Peraltro nel 2017 la percentuale era aumentata già del 22,7% e il numero di concepimenti per donne di tutte le età era diminuito per il terzo anno consecutivo. Nel solo 2019, comunque, vi sono stati 201.370 aborti. Per la prima volta dal 2013 la percentuale di gravidanze finite in aborti è aumentata per tutte le fasce di età. L’aumento maggiore si registra tra i 20 e i 24 anni (+1,8%) e il più basso tra i minori di 16 anni (+0,9%). L’unica fascia di età a registrare un aumento nel numero dei concepimenti è quella delle ultraquarantenni, in crescita per il terzo anno consecutivo. «Ognuno di questi aborti è la deliberata uccisione di un essere umano vero e unico», commenta Andrea Williams, amministratore delegato dell’organizzazione evangelicale britannica Christian Concern. L’aborto, prosegue la Williams, «sta avvenendo su una scala del tutto inimmaginabile anche da chi ha scritto e votato l’Abortion Act del 1967. I bambini non hanno diritto alla vita, non hanno difensori e vengono completamente ignorati come fossero un mero grumo di cellule».

Germania

Il 3 marzo l’Ufficio federale di statistica tedesco, Statistisches Bundesamt, ha annunciato che nel 2019 la Germania ha praticato 100.893 aborti, lo 0,1% in meno rispetto al 2018 (100.986). I dati rivelano che il 72% degli aborti è stato praticato da donne di età compresa tra 18 e 34 anni, il 18% da donne di età compresa fra i 35 e i 39 anni e l’8% da donne di 40 anni e più. La percentuale di aborti praticati da minorenni è inferiore al 3%. In conformità alla Sezione 2018 del Codice penale, in Germania la consulenza medica pre-aborto è obbligatoria. Solo a seguito di un colloquio medico le donne ricevono il certificato necessario per abortire, gratuito nelle prime dodici settimane di gravidanza. L’anno scorso il 96% degli aborti registrati si è svolto secondo questo schema (il resto è stato dovuto a ragioni mediche e criminali), ma è come nascondersi dietro a un dito: la Germania perderà infatti 3 milioni di abitanti entro il 2050, cioè esattamente la somma di bambini che l’aborto uccide ogni anno, visto il trend di circa 100mila interruzioni annue di gravidanza dal 2016. Sconcertante, e nessuno ne parla.

Spagna

Negli ultimi cinque anni i numeri dell’aborto spagnolo sono cresciuti, attestandosi attorno ai 100mila l’anno. Nel 2018 sono state 95.917 le donne che hanno abortito, l’1,91% in più rispetto al 2017, dato che rivela una tendenza alla crescita “stabile” dopo l’approvazione della nuova legge in materia nel 2010. Le statistiche evidenziano come il 90,44% delle interruzioni volontarie di gravidanza sia stato eseguito proprio su richiesta delle donne: il 5,95% in pendenza di gravi rischi per la vita o per la salute della madre, laddove 3.187 donne vi hanno fatto ricorso in ragione di anomalie gravi del feto. Secondo il ministero della Salute, il numero di aborti continua ad aumentare negli ospedali pubblici, con il 13,95% nel 2018. Il resto delle interruzioni di gravidanza è stato operato in centri ambulatoriali: 8,07% nel settore pubblico, 79,52% in quello privato. La maggior parte è stato praticato su donne di età compresa tra i 25 e i 29 anni (20.876) e tra i 20 e i 24 (20.595). Le cifre più basse si rilevano tra le ragazze sotto i 15 anni (310) e tra le donne sopra i 44 (608).

L’Europa è sul baratro del suicidio demografico, con conseguente decrescita sul piano economico.  Gli allarmi non vengono ascoltati né dagli Stati membri della UE né tantomeno dalle istituzioni comunitarie. Avendo di fronte il disastro assoluto e l’esempio tragico dell’aborto in Francia, Germania, Spagna e Regno Unito, siamo proprio sicuri che una politica a favore della vita sia così improponibile?

Tags: AbortoEurostatFranciaGallesGermaniaInghilterraSpagna
Luca Volontè

Luca Volontè

È stato parlamentare italiano dal 1996 al 2013, già presidente del PPE-CD nell’Assemblea del Consiglio di Europa. Impegnato pubblicamente da decenni nella promozione di vita, famiglia, libertà religiosa e libertà di educazione, è membro del Consiglio direttivo di diverse organizzazioni internazionali per la promozione dei valori cristiani e dei diritti umani. Autore di libri e saggi per la collana Novae Terrae dell’editore Rubbettino, di Soveria Mannelli (Catanzaro), e già collaboratore di diverse testate italiane, scrive su La nuova Bussola Quotidiana. È un grande amante della bicicletta.

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