Last updated on marzo 20th, 2021 at 04:13 am
Una sola rondine non fa primavera mai, in Pakistan nemmeno due. Non si è fatto in tempo a gioire per il rilascio su cauzione concesso dall’Alta Corte di Lahore a Nabeel Masih, cristiano, assurdamente accusato di blasfemia, e non si è fatto in tempo a gioire per Farah Shaheen, bambina cristiana di 12 anni rapita, violentata e incatenata da un musulmano di 45 anni, il cui matrimonio forzato con il suo aguzzino è stato annullato con una sentenza storica da un tribunale di Faisalabad. Non si è fatto in tempo che da quell’angolo di mondo una nuova notizia ferale giunge a guastare l’azzurro del cielo.
Shakaina, 13 anni, un’altra bambina, un’altra cristiana di Lahore, manca da casa dal 19 febbraio e settimana scorsa la polizia ha detto a papà Johnson Masih e mamma Samina che la piccola è stata costretta a convertirsi all’islam e a sposare un musulmano, Ali Bashir, nella cittadina di Okara.
Nel Paese asiatico questa piaga è endemica. Da un lato perché manca completamente la libertà religiosa e le minoranze, in specie cristiani, indù e certi musulmani considerati eretici, vengono perseguitate anche attraverso la famigerata legge sulla blasfemia che può anche comportare la pena di morte. Dall’altro perché, essendo nel Paese considerato per legge stupro ogni rapporto sessuale con minori di 16 anni, si ricorre al “matrimonio riparatore”. Come scrive il Morning Star News, infatti, «[…] nella maggior parte dei casi un falso certificato di conversione e un certificato di matrimonio islamico spingono la polizia a perdonare i rapitori».
Lo stupro delle minorenni viene così legalizzato: un po’ perché la polizia è culturalmente e ideologicamente connivente con tale meccanica dello stupro legalizzato (e dove non c’è connivenza ideologica la corruzione fa miracoli), un po’ perché la legge sulla blasfemia, per la quale basta l’accusa di una sola persona e non c’è necessità di prova (come nel fiore degli anni del giacobinismo totalitario francese), è una mannaia inesorabile che alla bisogna non guarda in faccia ad alcuno, nemmeno a certi musulmani, giacché c’è sempre qualche musulmano più musulmano degli altri il quale giudica blasfemi tutti gli islamici diversi dal proprio islam. Un sistema, questo, di perverse porte girevoli fra religione ideologizzata, perversione e malaffare in cui la cristianofobia prospera.
Tant’è che le richieste di incontrare la figlia “sposata” che papà Masih ha rivolte alla polizia sono cadute tutte nel vuoto. Tutto quanto ai genitori è rimasto della loro bambina è la fotocopia del Nikahnama, il certificato di matrimonio islamico.
Sì, quello della piccola, povera Shakaina, che piangono soltanto i suoi genitori, è la punta di un iceberg enorme. E l’iceberg si chiama proprio Pakistan, ovvero il Paese che detiene il triste record dei matrimoni forzati: circa mille tra ragazze e ragazzine cristiane sono state costrette a sposare uomini musulmani più vecchi fra il novembre 2019 e l’ottobre 2020, documenta Open Doors.
Una tragedia per la quale il mondo non ha lacrime. Non c’è Save the Children, non c’è l’UNICEF, non c’è lo sdegno di quelli che vedono sempre la pedofilia solo dove vogliono loro, c’è il silenzio tombale delle femministe intente a cogliere mimose. Quanto fa schifo l’ipocrisia del nostro mondo.
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