Alice von Hildebrand, famosa teologa statunitense di origine belga, è ascesa alla casa del Padre ‒ sicuramente tra le braccia della Madre ‒ il 14 gennaio. Si è spenta serenamente nella propria residenza di New Rochelle, nello Stato di new York, alle 12:25, a 98 anni, dopo una breve malattia. Alice sentiva che la vita la stava lentamente lasciando, e infatti, poco prima di spirare, ha espresso la soddisfazione di riuscire finalmente a vedere in volto Nostro Signore, di riunirsi con l’amato marito Dietrich, di rivedere i genitori e gli amici cari con la pace che solo l’innocenza vera e la fede donano. Lo ha confermato John H. Crosby, testimone degli ultimi momenti di Alice.
Alice Marie Jourdain è nata a Bruxelles l’11 marzo 1923. Lo scoppio della Seconda guerra mondiale la costringe a riparare negli Stati Uniti d’America a fronte della rovinosa invasione nazista del suo Paese natale nel 1940. Una volta negli Stati Uniti, Alice inizia gli studi universitari, prima nel Manhattanville College, di Purchase, nello Stato di new York, e poi, scegeliendo Filosofia, nell Fordham University, di New York, dove ottiene il dottorato nel 1949. Dal 1947 inizia a insegnare nell’Hunter College, sempre di New York, un ateneo di eccellenza che alscia andando in pensione nel 1984, dopo 37 anni d’insegnamento venendone poi premiata del Presidential Award. È in qeusto ambiente accademico e cristiano che Alice incontra il professor Dietrich von Hildebrand (1889-1977) ‒ filosofo e teologo cattolico tedesco, che Papa Pio XII definì «il dottore della Chiesa del secolo XX» ‒ che le fu prima mentore e poi consorte e compagno di vita dal 1959. Il matrimonio dei von Hildebrand durò 18 anni, interrotto soltanto dalals comprsa del filosofo italo-tedesco.
I molteplici traguardi accademici di Alice contemplano lo sviluppo di The Dietrich von Hildebrand Legacy Project nel 2004, promosso e completato in collaborazione con ex studenti del defunto marito. Negli ultimi anni Alice è comparsa spesso in televisione, per esempio EWTN, e ha firmato scritti e rilasciato interviste per agenzie di stampa come Catholic News Agency e ACI-Prensa.
I suoi interessi accademici hanno sempre ruotato attorno al significato vero della vita cristiana onde cercare di intessere un dialogo autentico tra filosofia classica, modernità e non ultimi le dimensioni umane dell’amore, del matrimonio e della famiglia. Su questo particolarmente degni di nota sono i suoi libri Soul of a Lion: The Life of Dietrich von Hildebrand , che ha goduto della prefazione del cardinal Joseph Ratzinger; Man and Woman: A Divine Invention e Memoirs of a Happy Failure, scritto con John H. Crosby.
In un saggio, recentemente raccolto nel libro The Art of Living la professoressa von Hildebrand si è espressa su un tema oggi ampiamente controverso: il rapporto tra vita professionale e vita familiare. Considerare il lavoro come la parte preminente della vita e relegare la famiglia a un semplice spazio di relax è, scrive, una grave distorsione. Al contrario, il tempo che si dedica ai propri cari non è solo un prendersela comoda, ma l’indossare gli abiti migliori per raggiungere il vero sursum corda. Quello è il momento in cui si accetta che l’amore che si professa a un’altra persona sia, umanamente parlando, la perla più preziosa della vita e che occorra prepararsi a tutti gli incontri che si avranno con quella persona amata, gratis empre nel ricordo di quando ci sia innamorata di lei o di lui.
Una delle sue opere più significative è stata pubblicata nel 2002: The Privilege of Being a Woman. I suoi contenuti sono sublimi, ben al di sopra del modo con cui consuetamente viene trattato l’argomento e in un modo capace di dare forza inattesa alle donne del nostro tempo, purtroppo spesso preda della mentalità secolarizzata secolare prevalente oggi. Ho avuto il privilegio di firmare la prima traduzione in lingua spagnola di questo testo ececzionale, scritto nella propspettiva dell’eternità, che la casa editrice EUNSA (Ediciones Universidad de Navarra) di pamplona, ha pubblicato nel 2019 con il titolo El Privilegio de Ser Mujer. La sua ricchezza, la sua dolcezza e la sua eloquenza superano i limiti imposti da questo berev ricordo. Mi limito a esprimerne un’idea centrale:
Occorre trovare il modo di rafforzare le famiglie cristiane e far emergere la complementarietà della mascolinità e della femminilità, che godono della stessa dignità originale, affinché esse recuperino il proprio splendore risanatore in un mondo profondamente oscurato dalle menzogne del nemico. […] Le donne debbono riconoscere di svolgere un ruolo fondamentale nella famiglia e nella società, di essere al centro della patria e del genere umano. Ancora una volta c’è bisogno urgente di prendere coscienza del privilegio di essere donna e di accettare tutte le responsabilità e le benedizioni che questo implica.
A questa riflessione ci invita la defunta teologa, che prego fin d’ora di mandarci dal Cielo la chiarezza, l’umiltà e la bellezza umana e cristiana che l’hanno contraddistinta onde continuare ad approfondire questi temi così cogenti tanto qaunto certamente dimenticati. Quando la traduzione di The Privilege of Being a Woman ha raggiunto gli scaffali di alcune librerie spagnole, ho avuto l’immeritato onore di ricevere il seguente messaggio da questa «guerriera felice ed esemplare»:
Caro signore, ho letto il suo gentile messaggio. Grazie mille. Come lei, credo che sia fondamentale riscoprire, nella società decadente di oggi, il ruolo cruciale delle donne nella società, soprattutto come mogli e come madri. La salute della nostra società dipende, come ho sempre sostenuto, dall’approfondimento del ruolo delle donne come mogli e come madri. Apprezzo molto il suo commento. Teniamoci in contatto, sempre uniti nella preghiera.
I migliori saluti, Alice von Hildebrand (5 febbraio 2020, 14:16)
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