L’imparzialità giudiziaria deve essere la base dell’azione legale in Spagna e in Europa

Oggi, l’Assemblea delle Associazioni per la Vita, che riunisce più di 130 organizzazioni che lavorano insieme per la Vita, la sua dignità e la sua libertà, al di là delle differenze, ha riunito i membri e i media per informarli dei prossimi passi da compiere per denunciare la presunta mancanza di imparzialità della sentenza che approva l’estensione della legge sull’aborto emessa dalla Corte Costituzionale il 9 maggio.

Il Ministro regionale per la Presidenza, la Giustizia e l’Amministrazione locale e Portavoce del Governo, Miguel Ángel García Martín, ha avuto
la cortesia di salutare i presenti alla Real Casa de Postas.
Francisco La Moneda, giurista e dottore in legge, ha esordito ricordando che, il 16 marzo, “per la prima volta nella nostra storia democratica, la società civile ha presentato un reclamo alla nostra massima corte chiedendo che i giudici coinvolti nel procedimento di ricusazione fossero rimossi da questa procedura”, lettera che non ha mai ricevuto risposta, “ed è altrettanto eccezionale il modo in cui questa sentenza ha influito sull’immagine di imparzialità della Corte”.

Il giurista ha sottolineato che nel nostro sistema giuridico“non esiste un presunto diritto all’aborto e, oltre a ciò, il compito della Corte Costituzionale è quello di interpretare la legge ma non di stabilire diritti”. La Moneda ha insistito sul fatto che i motivi della squalifica
Le presunte ragioni non sono né politiche né ideologiche, ma si basano su motivi tecnico-giuridici.


Per questo motivo, mentre prosegue il lavoro legale per rivolgersi alla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, l’Assemblea delle Associazioni per la Vita, la Libertà e la Dignità, in conformità con l’imparzialità richiesta dagli standard europei, intraprenderà le seguenti azioni:

Federico Trillo, giurista e Avvocato dello Stato, ha sottolineato che l’evento di oggi non è un atto contro qualcuno, tanto meno contro le donne, ma al contrario “si tratta di riaffermare e unire tutti coloro che vogliono lavorare per il diritto più importante, il diritto alla vita“. L’ex ministro ha citato Julián Marías, che ha definito “l’accettazione sociale dell’aborto come la cosa più grave che sia accaduta in questo secolo” e ha incoraggiato le associazioni a lavorare per denunciare il fatto che l’aborto è un male e non può essere un diritto.

Trillo si è soffermato sulla doppia trappola della sentenza 2023, in cui si dice di non sentirsi vincolati dalla precedente giurisprudenza della Corte stessa, che a suo tempo sostenne il diritto alla vita, e d’altra parte si dichiara un diritto all’aborto che colpisce un diritto legalmente protetto, la vita.

Prima di concludere, Trillo ha proposto un omaggio al giudice Concepción Espejel per la sua richiesta di astensione che, sebbene non sia stata ammessa dalla Corte, ha evidenziato tutti i motivi per cui l’imparzialità del tribunale in questa sentenza è venuta meno. “Hanno ritardato la risposta all’appello contro la sentenza sull’aborto per 13 anni perché aspettavano di avere un tribunale composto da persone che lo difendono”, ha concluso.


“Siamo stati privati del diritto di avere giudici imparziali per decidere su un diritto fondamentale: il diritto alla vita”.
è stato il messaggio iniziale di Benigno Blanco, giurista ed ex Segretario di Stato, che ha messo in guardia sulla gravità della pretesa della Corte Costituzionale di creare diritti.

In queste circostanze e in assenza di fiducia nella difesa della vita da parte dello Stato e dei tribunali, Blanco ha incoraggiato la società civile a difenderla: “Ognuno di noi faccia in modo che nel nostro ambiente cresca l’impegno per la vita, il valore della maternità e la vita del bambino non ancora nato”.

L’ex Segretario di Stato ha sottolineato che nella sentenza della TC c’è solo il corpo della donna e non la vita.
Ramón Rodríguez Arribas, in qualità di ex giudice e vicepresidente della Corte Costituzionale, ex giudice della Corte Suprema e presidente dell’Associazione Professionale della Magistratura e dell’Associazione Internazionale dei Giudici, ha voluto concentrarsi sull’obbligo di tutti i giudici di essere indipendenti e imparziali e su come la mancanza di imparzialità porti a decisioni sbagliate.

“Nella sentenza del 2023 ci sono 4 giudici chiaramente segnati dalla loro mancanza di imparzialità, che hanno emesso una sentenza macchiata dalla loro parzialità”. Il magistrato ha sottolineato il valore della sentenza del 1985, in conformità con la Costituzione e la legge, e ha lamentato che un diritto(il presunto diritto all’aborto) è stato stabilito sulla base di una menzogna.

Rodríguez Arribas ha sofferto per non aver potuto fare di più durante il suo periodo di permanenza presso la Corte Costituzionale, dove ha cercato di sospendere la legge fino alla sentenza finale. Rodríguez Arribas ha chiuso il suo discorso sottolineando che “La difesa della vita di fronte all’aborto non è patrimonio dei cattolici. Non uccidere ” è per tutte le persone“.

José Luis Requero Ibáñez, magistrato della Corte Suprema e membro del Consiglio Generale della Magistratura (2001-2008), sulla scia degli oratori precedenti, ha portato sul tavolo la realtà della Corte Costituzionale: “La storia ci dice che non agisce come una corte di giustizia.

Oggi è una sorta di terzo livello, in una veste diversa, della lotta politica” e ha lamentato il danno causato da “una Corte Costituzionale de-giudizializzata e politicizzata; è un dramma. La sentenza 2023 ci degrada come Stato di diritto” e ha sottolineato che non è compito della Corte Costituzionale creare diritti, ma dei cittadini attraverso i meccanismi dello Stato di diritto.

Josep Miró i Ardevoll, coordinatore dell’Assemblea per la Vita e presidente di E-Christians, ha chiuso l’evento citando il Deuteronomio: “Giustizia e solo giustizia cercherai”, invitando i presenti a continuare a lottare per difendere la Vita, come primo e fondamentale diritto.

Per maggiori informazioni:
Assemblea delle Associazioni per la Vita Comunicazione NEOS
info@asambleaxlavida.org comunicación@neosespaña.es
Ana del Pino Marián Casado
Tel: 645 734 423 Tlf: 607 356 820

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